Vele di Scampia, la figlia di Valenzi scrive al Secolo e la spara grossa: “Colpa di Achille Lauro”
Lucia Valenzi, figlia dell’ex sindaco di Napoli Maurizio Valenzi e presidente dell’omonima Fondazione, ci scrive in merito all’articolo
Da Scampia alla Salis. Con le Vele iniziò l’orrore urbanistico del Pci e il dogma delle “okkupazioni” chiedendo che vengano corretti quelli ritenuti “gravi errori storici presenti nell’articolo”.
“Gentile direttore, la giunta minoritaria di mio padre, Maurizio Valenzi, nasce alla fine del 1975. La scelta urbanistica della grande 167 di Secondigliano-Scampia viene effettuata invece intorno alla metà degli anni Sessanta e la costruzione delle ‘Vele’ è realizzata dall’IACP Istituto Autonomo Case Popolari poco dopo: il tutto un decennio circa prima dell’Amministrazione con Valenzi sindaco. Volendo approfondire fu il piano Regolatore di Achille Lauro ancora prima (bocciato dal Consiglio Superiore dei Lavori pubblici) e riassorbito nei Piani di zona della 167 a identificare il territorio, piano ripreso nonostante quel pare negativo dai Sindaci democristiani. Mentre è dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari la realizzazione del progetto delle Vele, per altro mutilato. Le Vele all’inizio degli anni Settanta sono quindi già completate e anche piene degli abitanti di alcune baraccopoli. Non si vede, quindi, quale sarebbe la responsabilità del primo Sindaco comunista di Napoli. L’impegno urbanistico della giunta comunale guidata da Maurizio Valenzi si espresse invece nel “Piano delle periferie”, alla base poi del piano di ricostruzione post terremoto del 1980“.
Vele di Scampia e Valenzi. Risponde l’autore dell’articolo, Luca Maurelli
“E’ comprensibile e apprezzabile che una figlia difenda la figura e l’operato del padre, a maggior ragione se presiede una Fondazione nata per questi motivi. Meno comprensibile che a un articolo in cui si ricostruiscono alcuni passaggi politici oggettivi del fallimento del progetto Vele di Scampia, realizzato e perpetrato in quarant’anni di giunte rosse a Napoli, si oppongano argomenti storici opinabili e presunti errori nell’articolo. Le date, come la matematica, non rientrano nella sfera delle opinioni. Achille Lauro termina il suo mandato di sindaco di Napoli nel 1961, il progetto Vele viene concepito l’anno successivo e inaugurato quindi anni dopo. Non si vede il nesso, a meno che non si confonda la definizione di un’area edificabile nel Piano regolatore con l’approvazione di un progetto urbanistico, cosa ben diversa. Le Vele vengono aperte nel 1976, Valenzi è sindaco dal 1975. Fino al 1981 quei casermoni vengono riempiti di napoletani “trasferiti” (ma se l’avesse fatto Lauro avrebbero detto “deportati”) migliaia di napoletani dal centro storico. Se non è paternità politica quella, non si capisce come si possa giudicare l’operato di una giunta. La condivisione dell’idea urbanistica “di sinistra”, alla base della Vele, quell’idea di “comune” parigina, esportata anche in altre periferie italiane dalle giunte di sinistra, fu considerata da Valenzi evidentemente una soluzione ottimale, visto che mai mise in discussione quella struttura di condivisione degli spazi, anzi degli spazietti, che negli anni della sua giunta iniziò a evidenziare tutti i limiti e le storture, al punto da far ipotizzare – ad altri primi cittadini socialisti o ex Pci, come Bassolino – la demolizione, mai realizzata, delle Vele. Riguardo il piano delle periferie della giunta Valenzi, a naso, quella della Fondazione appare più un’ammissione di colpa che un vanto. Segnalo, uno tra tanti, un articolo apparso qualche anno fa su Repubblica a firma Riccardo Marone – ex potentissimo vicesindaco di Bassolino e poi “reggente” quando questi si dimise per candidarsi alla Regione – nel quale si parlava di “quartieri ghetto e di errori della sinistra urbanistica a Napoli”.
Marone, non esattamente un monarchico laurino con una scarpa in mano e l’altra pronta per la consegna il giorno dopo il voto, di quel piano della ricostruzione in attuazione della Legge 219/1981 di Valenzi scriveva: “Qui bisogna dire che tragicamente vengono in rilievo gli errori della sinistra urbanistica degli anni 60/70. Quella sinistra urbanistica che aveva avuto il grande merito di fermare lo scempio edilizio degli anni 50/60, ma che male aveva pensato la città del futuro…”. Vale anche la pena di ricordare che dal 1981 iniziò la speculazione edilizia del quartiere periferico di Pianura, diventato in dieci anni la zona con il più alto tasso di abusivismo d’Europa (secondo alcuni del mondo…). Sorvolo su Barra, Ponticelli e San Pietro a Patierno, che come unico merito hanno avuto quello di dare una casa popolare a chi non l’aveva. E basta. Detto questo, il garbo e la passione politica della signora Lucia Valenzi, in linea con l’eleganza e la signorilità del padre, al di là della differenza di vedute, meritano di essere sottolineate”.