Francia, la rasoiata di Cacciari: “Tanto vale votare Le Pen se la sinistra vive solo per essere contro”
La “diga” anti Rassemblement National? Un’idea trita e ritrita, un’idea lanciata solo per sopravvivere. Contro lo sbarramento repubblicano lancia un siluro portentoso il filosofo Massimo Cacciari: «Il fronte popolare è una cosa vista e rivista. Sono anni che l’unica politica che il centrosinistra, chiamiamolo così, riesce a mettere in campo è andare contro la Le Pen; così come contro la Meloni, o una volta contro Berlusconi». Il filosofo Massimo Cacciari, uomo di sinistra da sempre, con col consueto realismo non le manda a dire dalla testata Il Dubbio al quale rilascia un’articolata intervista. La chiamata alle armi contro qualcuno non può essere un programmna politico. Queste alleanze innaturali tra l’ultrasinistra e i macronisti sono «raffazzonamenti dell’ultimo momento». Nel breve perioso possono anche essere vincenti «ma alla fine continueranno a rafforzare le varie Le Pen».
Cacciari: “Il Fronte popolare sa solo opporsi. A questo punto meglio mettere alla prova la Le Pen”
Come sempre, il filosofo offre angoli visuali onesti intellettualmente e scontenta i corifei delle alleanze purchessia, ma prive dei visione. Quella che sul Secolo abbiamo definito “ammucchiata Frankestein” non possiede – spiega Cacciari – un proposta, una visione, «una strategia autonoma». Il filosofo, scrittore ed editorialista infligge una rasoiata niente male alla gauche ma anche ai fautori nostrani di una chiamata alle armi purchessia contro “le destre”, espediente visto e rivisto. Il cosiddetto “fronte popolare”, ma anche il “campo largo” in Italia sono termini che non lo convincono assolutamente. «Non c’è unità all’interno, se non quella raffazzonata giusto per sopravvivere. Ma non si può andare avanti in eterno soltanto resistendo all’affermazione altrui… Insomma, se la principale strategia è quella di opporsi e basta, a questo punto molto meglio mettere alla prova la stessa Le Pen. E vedere come va, costruendo dall’altra parte una vera coalizione di centrosinistra».
Cacciari: “Non c’è un minimo comune denominatore tra Macron e Melenchon”
Un altro termine che rifugge è “bipolarismo” usato dai politologi che intravedono il ritorno di una dialettica tra blocco di destra e blocco di sinistra. «Ma quale bipolarismo…sono frammenti che si mettono insieme. In Italia sono decenni che riescono a mettersi insieme laddove si gioca il potere e il governo, mentre in Francia lo fanno soltanto in vista delle elezioni per evitare che vinca la Le Pen». Non regge, secondo Cacciari, neanche il paragone che molti opinionisti lanciano tra tra il Fronte popolare francesee il cosiddetto campo largo nostrano. «Non regge assolutamente. Primo perché in Francia il fronte avrebbe un senso soltanto se ci fosse un minimo comune denominatore tra Macron e la sinistra. E non c’è assolutamente, tanto che Melenchon ha detto che non darà vita ad alcun governo con Macron. Secondo, perché in Italia siamo soltanto alle prime avvisaglie di accordi tra Pd, 5 stelle e altri per combinare qualcosa di più serio che in passato». Doppio siluro per tutti i cantori delle “Sante” alleanze.