Strage di Mestre, c’è la perizia: si è rotto lo sterzo del bus elettrico cinese, nessun malore dell’autista
È il sistema dello sterzo del bus elettrico cinese Yutong a essere sotto accusa per la strage del cavaalchia di Mestre del 3 ottobre 2023 che provocò 22 morti e 14 feriti . È quanto emerge dalle perizie tecniche depositate in procura a Venezia.
Una consulenza ha “verificato la rottura del giunto che collega il volante alle ruote. Una rottura non derivata da altri urti, ma determinata dal cedimento di un perno del sistema di trasmissione” ha spiegato il procuratore capo di Venezia Bruno Cherchi. Il cedimento del perno avrebbe quindi causato l’ingovernabilità e l’impossibilità di frenata del mezzo che è ‘scivolato’, appoggiandosi lungo la barriera ammalorata, finché non ha incontrato il varco da cui poi è caduto giù ribaltandosi provocando la strage.
Il bus elettrico Youtong aveva solo un anno
Da quanto emerge, le perizie hanno anche escluso una qualche responsabilità di Alberto Rizzotto, l’autista che si trovava alla guida del bus precipitato dal cavalcavia di Mestre il 3 ottobre scorso. Secondo l’autopsia non solo non ha avuto un malore alla guida, ma dall’esame del suo cellulare “non ha avuto alcuna distrazione a causa di telefonate, messaggi o notifiche arrivati al suo smartphone che avrebbero potuto distoglierlo dal suo lavoro” spiega il procuratore.
L’esame del cellulare del conducente si è reso necessario anche perché le due telecamere interne del bus non inquadravano lui ma solo i passeggeri. Le indagini non sono ancora formalmente chiuse ma non si ha notizia di ulteriori indagati oltre ai quattro già noti, ossia i tre funzionari del comune di Venezia Simone Agrondi, Roberto Di Bussolo e Alberto Cesaro, e il titolare della compagnia di autobus elettrici, tutti di produzione cinese, Massimo Fiorese.
C’è il video della strage di Mestre: “Immagini crude, non diffondetelo”
Le immagini degli ultimi istanti di vita dei passeggeri del bus Yutong precipitato a Mestre il 3 ottobre scorso, con un bilancio di 22 morti, sono documentate da un video delle telecamere di bordo, acquisito dalla Procura nell’ambito dell’inchiesta sull’accaduto. Lo ha reso noto il Procuratore di Venezia Bruno Cherchi.
Il magistrato ha chiesto alle parti che ne entreranno in possesso (e potranno utilizzarlo ai fini dell’inchiesta) “di non di pubblicarlo o diffonderlo. Le immagini sono crude, ci sono minori e persone che muoiono – ha detto -, non è di nessuna utilità per l’opinione pubblica, mi appello al buon senso”.
“Si è rotto lo sterzo e le barriere del cavalcavia non hanno retto”
Dagli accertamenti svolti dai periti nominati da Laura Cameli, la pm titolare del fascicolo d’inchiesta, svolti sia sulla carcassa dell’autobus che sulla scatola nera del mezzo, è emerso che un’anomalia meccanica, in particolare ad perno dello sterzo avrebbe impedito all’autista di recuperare il mezzo, in maniera rapida, nella fase dello sbandamento.
Anche le condizioni delle barriere del cavalcavia di Mestre, risalenti agli anni Settanta, possono aver avuto un loro ruolo nella strage del bus. “Le condizioni delle barriere del cavalcavia di Mestre non erano buone. Per il consulente non erano in grado di sopportare un urto come quello che è avvenuto. Erano usurate e aveva sofferto di una mancata manutenzione” ha dichiarato Cherchi.
Le barriere a lato strada non hanno, né devono avere, la funzione di rimedio alle mancanze altrui. Sono un utile ausilio in caso di piccoli errori di traiettoria dei mezzi al fine di evitare che gli stessi abbiano ad uscire di strada. Ma se l’errore, o l’incoscienza, sono notevoli non c’é barriera che tenga.