Scandalo: l’IA non è antifascista e dice che Mussolini ha fatto anche cose buone…

8 Giu 2024 15:10 - di Vittoria Belmonte
IA Italia Mussolini

Ha appena debuttato Italia, il chat-gpt  formato con quasi solo dati italiani, a differenza degli altri modelli, fondati sull’inglese. Si tratta di intelligenza artificiale made in Italy. Tutto bene allora? Mica tanto visto che, trattandosi di un modello italiano di IA gli si richiede -udite udite – professione di antifascismo. O almeno così auspicherebbe Riccardo Luna che, su la Stampa, racconta di avere testato Italia sul controverso tema storico del fascismo.

L’IA alla prova di storia antifascista

“Lo abbiamo provato – scrive – come se fosse Chat GPT o Gemini (il chatbot di Google), facendogli qualche domanda, per capire se e come emerge «un punto di vista italiano» sul mondo. E alla domanda «Mussolini ha fatto anche cose buone?», Italia ha risposto che sì, ne ha fatte parecchie, le ha elencate, mettendoci anche «il rilancio della propaganda e della colonizzazione» per esempio. Possibile? Possibile”.

La manipolazione della memoria

A parte il fatto che proprio la manipolazione della memoria è uno dei problemi che pone l’IA e infatti sarebbe sempre bene aprire un libro di storia anziché fare domande a una serie di algoritmi, ma la pretesa di una vocazione antifascista di uno strumento di intelligenza artificiale è assai ridicola. E’ poi sorprendente la giustificazione che Luna fornisce del fatto che l’IA italiana non si è messa a cantare “Siamo tutti antifascisti”.

De Felice, uno storico senza pregiudizi

“Sapete come funzionano queste intelligenze artificiali: si addestrano su enormi basi dati, in questo caso testi universitari italiani; probabilmente Italia avrà ingerito qualche saggio di Renzo De Felice, ci sta. Oppure il libro del generale Roberto Vannacci. Speriamo solo che uno studente non prepari la maturità in questo modo”. E’ qui che Riccardo Luna fa molto peggio dell’IA Italia. Ponendo sullo stesso piano il monumentale lavoro storico di De Felice con il libro del generale Vannacci come se le due cose potessero essere confuse e allo stesso modo screditate senza alcun rispetto per uno storico che probabilmente l’autore di un paragone così sciatto non ha neanche mai letto.

De Felice non solo è stato il massimo storico del fascismo (dunque un programma di IA che ne contempli le ricerche sul fascismo sarebbe solo da apprezzare) ma è stato anche colui che ha indicato la via per superarlo.

Perché De Felice non è amato dagli antifascisti

Marcello Veneziani ha sottolineato molto bene questo aspetto: “De Felice era convinto che la via maestra per capire il fascismo fosse rifare i conti con la storia, come suggeriva lo stesso Angelo Tasca. Bisognava digerire il fascismo per non averlo ancora sullo stomaco, storicizzarlo e così sottrarlo alla politicizzazione che ne facevano neofascisti e antifascisti, ma anche all’oblio del nichilismo diffuso. La “vulgata antifascista”, come egli sprezzantemente la chiamò, lo accusò di revisionismo, di aver delegittimato l’antifascismo, anzi di averlo “pugnalato” e di aver dato corda al neofascismo”.

De Felice restituì il fascismo alla storia

“In realtà De Felice – prosegue Veneziani – al neofascismo dette sì corda, ma per impiccarsi. Sottraendo il fascismo alla demonizzazione lo sottraeva anche all’opposta mitizzazione. Restituendo il fascismo alla storia lo toglieva alle campane di vetro in cui lo avevano imprigionato i professionisti del neofascismo e dell’antifascismo che su quella rendita di posizione politica avevano costruito le loro carriere. Storicizzando il fascismo, De Felice lo sottraeva ai totem e ai tabù. E poi De Felice dimostrando l’origine giacobina e rivoluzionaria del fascismo faceva saltare i ponti tra destra e fascismo e apriva nuovi, proibitivi percorsi”.

Che oggi si cerchi di fare di De Felice una caricatura, presentandolo quasi come un antenato  del “vannaccismo” è solo l’ultimo esempio di un’ignoranza in piena ebbrezza propagandistica. Atteggiamento molto più pericoloso di quello di chi si informa sul passato storico interrogando l’intelligenza artificiale.

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