Operaio di Benevento a processo. “Pagò due sicari per vendicare la figlia suicida dopo lo stupro”

1 Giu 2024 18:47 - di Penelope Corrado
Benevento

“Una ragazzina composta in una bara con un abito da sposa, tra le mani un orsacchiotto lasciato dall’amica del cuore. È il 10 gennaio 2008, a Frasso Telesino (Benevento), nella chiesa di Santa Giuliana si celebra il funerale di Michela Iorillo, una giovane di 16 anni non ancora compiuti morta per asfissia, dice il referto dell’autopsia. Quella che si è provocata da sé quattro giorni prima, nella festa dell’Epifania, impiccandosi ad un albero non distante dalla propria casa. Abusata per due anni, il peso delle violenze subite le ha fatto scegliere la morte”. Il Mattino aveva raccontato così la tragedia di 16 anni fa.

Quello che il quotidiano non poteva raccontare è il drammatico sviluppo, secondo la ricostruzione della procura di Benevento. La vendetta del papà di Michela, Lucio Iorillo, 64 anni, ex operaio della Comunità Montana del Taburno. La tesi del pm è che avrebbe ingaggiato due sicari per farsi giustizia dell’uomo che aveva abusato della figlia.

Con questa motivazione il pm della procura di Benevento Stefania Bianco, ha chiesto il rinvio a giudizio dell’uomo, originario di Frasso Telesino, sotto processo per i fatti accaduti nel 2018. Per il pm Iorillo è il mandante dell’omicidio di Giuseppe Matarazzo, il pastore di 45 anni, anche lui originario di Frasso Telesino, nel Beneventano, ucciso il 19 luglio del 2018 a colpi di pistola davanti casa, uscito di galera da circa un mese dopo aver scontato oltre nove degli undici anni e sei mesi inflittigli perché riconosciuto responsabile di abusi sessuali ai danni della minorenne che la notte della Befana del 2008 – sei mesi dopo aver subito la violenza – si tolse la vita impiccandosi ad un albero in una campagna del paese.

È un’ulteriore tappa dell’inchiesta della procura di Benevento – retta da Aldo Policastro – e dei carabinieri su un delitto per il quale più di tre settimane fa la Cassazione ha annullato, disponendo un ulteriore giudizio di secondo grado, la sentenza con la quale la Corte di Assise di Appello di Napoli aveva assolto per non aver commesso il fatto Giuseppe Massaro, 59 anni di Sant’Agata dei Goti, e Generoso Nasta, 34 enne di San Felice a Cancello (Caserta) già condannati all’ergastolo dalla Corte di Assise di Benevento nel 2021 come esecutori materiali dell’omicidio del pastore.

I due, entrambi con precedenti penali a carico, secondo l’accusa si sarebbero procurati l’auto e la pistola utilizzata per il delitto agendo poi a volto scoperto e giustiziando Matarazzo davanti casa sua con cinque colpi di pistola calibro 357 Magnum.

Il pm è convinto che Iorillo avrebbe organizzato l’omicidio dietro il pagamento di una cospicua somma di denaro, circa 20 mila euro, in parte versata ai presunti killer. Il papà di Michela, da parte sua, nega ogni addebito e si dichiara estraneo alla vicenda. Il prossimo 27 novembre spetterà al Gup del Tribunale di Benevento decidere se fissare o meno il processo a suo carico.

Commenti

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  • Gennaro 2 Giugno 2024

    Ammesso che sia vero questo succede perche’ i magistrati comunisti ai delinquenti non danno pene severe ma si accaniscono solo con le vittime ed i politici della loro controparte.
    Pertanto la vendetta dei familiari della vittima e’ legittima.