Migranti, Meloni: abbattuti del 60% gli arrivi irregolari. Ma dai dati emerge un meccanismo criminale allarmante
Sulla gestione dei flussi di migranti, premier e governo vanno avanti tutta, con la barra a dritta: «Domani con il Ministro Piantedosi ci recheremo in Albania per verificare, a seguito del protocollo sottoscritto a novembre col Primo Ministro Edi Rama, al quale rinnovo la solidarietà dell’intero governo per gli attacchi ricevuti, lo stato di realizzazione del centro di prima accoglienza di Shenjin e del centro di permanenza di Gjader», ha detto la premier Giorgia Meloni, nella sua informativa nel Cdm.
Quindi ha elencato i dati: numeri che parlano chiaro. «L’impegno dell’intero governo ha permesso fino a questo momento di abbattere del 60% gli arrivi illegali rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Un risultato possibile soprattutto grazie ai rapporti di collaborazione con i Paesi del Nord Africa, Tunisia e Libia in testa», ha sottolineato la premier Giorgia Meloni, facendo riferimento nella sua informativa in Cdm a cifre e riscontri concreti che azzerano recriminazioni e pretestuose polemiche di sorta, rinverdite da approfondimenti giornalistici che lasciano il tempo che trovano.
Migranti, Meloni: «Consegnato al procuratore antimafia Melillo l’esposto su flussi»
E allora, sono proprio i dati che parlano chiaro: la premier ha reso noto di essersi recata questa mattina «dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo Giovanni Melillo per consegnare un esposto sui flussi di ingresso in Italia di lavoratori stranieri avvenuti negli ultimi anni avvalendosi dei decreti flussi». Ebbene, ha rimarcato il presidente del Consiglio, «è evidente che se, come immagino, da una parte l’autorità giudiziaria aprirà una o più indagini in base agli elementi forniti. E farà seguire la necessaria opera di accertamento per il passato. Dall’altro lato le soluzioni per fermare questo meccanismo in futuro competono al governo», ha spiegato Meloni.
Che poi a stretto giro ha anche aggiunto: «Lo stesso gruppo tecnico di lavoro che ha tirato fuori questi dati, che è coordinato dalla Presidenza del Consiglio, e vede la partecipazione del ministero dell’Interno, del Ministero degli Esteri, del Ministero del Lavoro, del Ministero dell’Agricoltura e del Ministero del Turismo, ha ipotizzato delle iniziative da intraprendere, sia di ordine legislativo, sia di ordine amministrativo».
In atto un meccanismo di frode sulle dinamiche d’ingresso regolare
Perché, ha quindi proseguito Giorgia Meloni, «ci troviamo di fronte a un meccanismo di frode e di aggiramento delle dinamiche di ingresso regolare, con la pesante interferenza del crimine organizzato, che dobbiamo fermare e correggere. Esattamente come abbiamo fatto, e stiamo facendo, per il superbonus edilizio e per il reddito di cittadinanza», ha sottolineato. E allora, su quanto emerso dai decreti flussi, «mentre il governo individuerà le necessarie soluzioni per il futuro – spiega Meloni – auspico che si faccia piena luce su quanto è avvenuto negli scorsi anni.
Pesante interferenza dei business criminali
Con il gruppo tecnico di lavoro noi abbiamo fatto una ricognizione solo sui due decreti flussi varati da noi. Ma è ragionevole ritenere che le stesse degenerazioni si trascinassero da anni. E mi stupisce che nessuno se ne sia reso conto». Pertanto, ha chiarito con fermezza la premier, «noi modificheremo i tratti operativi che hanno portato a queste storture, e lo faremo nel rispetto del principio che ispirò la legge Bossi-Fini che ha regolamentato il fenomeno in questi anni. Cioè: consentire l’ingresso in Italia solo a chi è titolare di un contratto di lavoro», ha ribadito Meloni.
Migranti, Meloni: ecco come «la criminalità organizzata si è infiltrata»
Non solo. Addentrandosi in quella che è una materia complessa, spesso approcciata dalle opposizioni in termini di vuota retorica buonista e pretestuosa propaganda anti-governativa funzionale solo ad agitare spauracchi e mostrificare gli interventi governativi, la Meloni ha precisato anche un altro elemento significativo. Ossia che «i flussi regolari di immigrati per ragioni di lavoro vengono utilizzati come canale ulteriore di immigrazione irregolare».
«Significa che ragionevolmente – ha quindi aggiunto la premier – la criminalità organizzata si è infiltrata nella gestione delle domande e i “decreti flussi” sono stati utilizzati come meccanismo per consentire l’accesso in Italia, per una via formalmente legale e priva di rischi, a persone che non ne avrebbero avuto diritto. Verosimilmente, dietro pagamento di somme di denaro, secondo alcune fonti, fino a 15.000 euro per “pratica”».
La stragrande maggioranza proviene da un unico Stato: il Bangladesh, dove…
E ancora. «L’ipotesi di infiltrazioni criminali – ha quindi contestualmente sottolineato la premier – sembra avvalorata dal fatto che la stragrande maggioranza degli stranieri entrati in Italia negli ultimi anni avvalendosi del “Decreto Flussi” proviene da un unico Stato, il Bangladesh, dove le autorità diplomatiche parlano di fenomeni di compravendita dei visti per motivi di lavoro». Pertanto: «I bengalesi, ricordo, sono anche la prima nazionalità di immigrazione illegale nei primi cinque mesi di quest’anno. E questo presuppone un collegamento forte tra organizzazioni criminali che operano nel Paese di partenza e organizzazioni criminali che operano nel Paese di arrivo».
Migranti, Meloni: dal monitoraggio dei flussi emergono “dati allarmanti”
Rilievi, riscontri che si traducono in dati inequivocabili, che inducono la Meloni a sottolineare come dal monitoraggio sui flussi «emergono elementi allarmanti da alcune Regioni: su tutte la Campania, dove abbiamo registrato un numero di domande di nulla osta al lavoro per extracomunitari, durante il click day, totalmente sproporzionato rispetto al numero dei potenziali datori di lavoro, siano essi singoli o imprese». Un’analisi, quella contenuta nell’informativa della premier in Cdm, che lascia poco spazio all’interpretazione.
E che, suffragata dai fatti, fa emergere ancora per esempio che, «sui permessi per lavoro stagionale, cioè per lavoro in campo agricolo o turistico-alberghiero, nel 2023, su un totale di 282.000 domande, 157.000 arrivano dalla Campania. Mentre 20.000 arrivano dalla Puglia. Solo che, per esempio nel settore agricolo, la Puglia ha circa il 12% delle imprese agricole italiane. Mentre la Campania solo il 6%», ha rilevato la premier.
Premier che, poi, ha continuato: dato ancora più preoccupante è che «a fronte del numero esorbitante di domande di nulla osta, solo una percentuale minima degli stranieri che hanno ottenuto il visto per ragioni di lavoro in base al “Decreto Flussi” ha poi effettivamente sottoscritto un contratto di lavoro». Insomma, come evidenzia il presidente del Consiglio Meloni, «in Campania, meno del 3% di chi entra con un nulla osta sottoscrive poi un contratto di lavoro».
«Uno scarto significativo – sottolinea in conclusione la Meloni – tra il numero di ingressi in Italia per motivi di lavoro, e i contratti di lavoro che vengono poi effettivamente stipulati, che è però una caratteristica che accomuna, anche se con numeri meno spaventosi, molte Regioni italiane». Dunque, ora necessita invertire la rotta.