Meloni e la pace possibile: “Lavoriamo per questo obiettivo sia in Ucraina che in Medio Oriente”

4 Giu 2024 11:09 - di Marta Lima

La pace possibile, in primo piano, ma anche il voto europeo, la privacy familiare minacciata dai media, le repliche a De Luca e un giudizio luci e ombre su Elly Schlein. Una lunga intervista a Giorgia Meloni è andata in onda questa mattina, su Rai Tre, nel corso della puntata della trasmissione “Agorà” condotta da Roberto Inciocchi, con la premier collegata con lo studio ma sottoposta a un fuoco di fila di domande. Con la priorità alla questione ucraina e a quella mediorientale, nel giorno in cui si registra il primo utilizzo di armi Nato in territorio russo da parte di Kiev e una nuova schiarita nelle trattative sul piano di pace di Biden tra Israele e Palestinesi.

Meloni ad Agorà: al lavoro per la pace

“Al margine del Summit del G7 ci sarà in Svizzera una prima Conferenza di pace relativa alla questione ucraina. A differenza di quello che sento ripetere molto spesso, se si comincia a parlare di soluzioni diplomatiche al conflitto tra Russia e Ucraina è perché noi abbiamo sostenuto e aiutato gli ucraini che nell’invasione della Russia avevano un’importante inferiorità numerica a difendersi”, ha detto il presidente del Consiglio, che ha aggiunto. “Quello che non si capisce -ha aggiunto la premier- è che la pace si costruisce con la deterrenza, non c’è bisogno di sedersi a nessun tavolo di pace se qualcuno ha già invaso qualcun altro. Se i russi avessero invaso gli ucraini, noi oggi avremmo una guerra più vicina a casa nostra, invece noi abbiamo aiutato gli ucraini a difendersi, questo ha creato un equilibrio tra le forze in campo e se si può aprire un tavolo negoziale è grazie a questo lavoro”.

In Medio Oriente, invece, si aprono spiragli per un cessate il fuoco immediato. “Chiaramente noi lavoriamo a sostegno di questa soluzione e poi a sostegno di un lavoro che si deve cominciare subito per una soluzione strutturale in Medio Oriente: due popoli in due Stati”, ha sottolineato Meloni ad “Agorà”. “Sono fiera -ha aggiunto la premier- del lavoro che l’Italia ha fatto particolarmente sul fronte umanitario per i civili di Gaza, ci viene riconosciuto da tutto il Medio Oriente, siamo stati protagonisti di questa stagione, continueremo ad essere protagonisti anche nel futuro di questa importante regione anche per i nostri interessi nazionali”.

Il ruolo di premier e l’insofferenza per il Grande Fratello

“Sono passati 17 mesi” di permanenza al Governo, “a me sembrano 17 anni. Chiunque ha bisogno di avere una sua dimensione privata, una sua dimensione di normalità, che a me viene completamente tolta. Io non so perché ci sia questa morbosità, dal giorno in cui ho vinto le elezioni, il 25 settembre del 2022, ogni sabato e ogni domenica mi ritrovo sotto casa frotte di fotografi che mi seguono ovunque vada. E non è facile quando vivi nella casa del ‘Grande Fratello’, non perché io abbia niente, però oggettivamente non è facile, perché io ho scelto di fare politica, se avessi voluto partecipare al ‘Grande Fratello’ avrei partecipato al ‘Grande Fratello'”. E’ un vero e proprio sfogo, quello della Meloni, che sulla privacy si mostra molto determinata. “Mi si sta togliendo qualsiasi dimensione di normalità e io invece sono una persona che non vuole rinunciare alla sua normalità. Ho sempre guardato con diffidenza questi politici che una volta acquisito il ruolo diventavano diversi da come erano prima, sto lottando, lottando con tutta la mia volontà per rimanere esattamente la persona che ero prima e alla fine ci riuscirò, nonostante questa attenzione morbosa che vedo ogni giorno”.

La disfida col maschilista De Luca

Vuoi rimanere ‘Giorgia’, le chiede Inciocchi, riferendosi anche allo scontro con il governatore campano Vincenzo De Luca. “A me non frega assolutamente nulla di come mi chiamano, come si sa io preferisco che mi chiamino Giorgia. Il presidente o la presidente, il prefetto o la prefetta, il capotreno o la capatrena, è una questione di forma. Io pongo una questione di sostanza: si deve smettere di insultare le donne pensando che siano deboli”. “Noi deboli non siamo, ci sappiamo difendere, chiediamo lo stesso rispetto che riconosciamo agli altri. È una questione di sostanza questa, non è una questione di forma. Mi si può chiamare come si vuole ma non sono una persona che sta in silenzio quando viene insultata”. Di timidezza accusa invece Elly Schlein. “Una leader donna della quale comunque ho stima, perché credo che le stia mancando un po’ di coraggio di fare la differenza”.

Il voto per le Europee

Per Meloni “il voto dell’8 e 9 è un referendum su che modello di Europa si immagina: tra chi pensa che la transizione verde si faccia con l’elettrico cinese e chi è per la neutralità tecnologica, tra chi pensa di incentivare la carne sintetica e chi le produzioni d’eccellenza europee, tra un’Unione europea che ci sanziona perché cerchiamo di sostenere le famiglie a fare figli e un’Unione europea che finalmente capisce che senza l’incentivo a mettere al mondo dei bambini noi siamo spacciati come civiltà”, dice la premier sempre ad Agorà, su Rai3. “È un referendum: per la prima volta ci troviamo di fronte alla possibilità di cambiare qualcosa in Europa con una maggioranza diversa. È una sfida che fino a qualche tempo era impensabile, vorremmo giocarla fino in fondo, ci serve il consenso degli italiani”.

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