L’intervista. Claude Chollet: “I gollisti rischiano di sparire: la base sta con Ciotti. Il centrodestra? Prende forma intorno a Rn “

14 Giu 2024 7:54 - di Annamaria Gravino
claude chollet ciotti

L’arco costituzionale in Francia non ha più alcun senso, perché “presto quelli che stanno fuori saranno più di quelli che stanno dentro”. Claude Chollet, politologo francese e presidente dell’Osservatorio sul giornalismo d’Oltralpe analizza quello che sta accadendo nel suo Paese dopo la clamorosa vittoria del Rassemblement National alle europee e l’indizione delle elezioni anticipate da parte di Emmanuel Macron. Il focus è sul futuro della destra, in cui a rischiare di più sono i gollisti che rigettano la linea indicata dal presidente Eric Ciotti di un’alleanza con il partito di Marine Le Pen e Jordan Bardella. “Era già un’etichetta su una bottiglia vuota, ora – spiega – rischiano di sparire”.

Come interpreta la scelta del presidente dei Republicains, Eric Ciotti, di aprire al Rassemblement National?

Ci sono due aspetti, uno politico generale e un altro più personale. Per quanto riguarda il partito, da un lato Eric Ciotti ha sempre fatto parte della tendenza più vicina al Rassemblement National su molti temi come l’immigrazione e l’insicurezza. Dall’altro, e a livello personale, Ciotti vuole diventare sindaco di Nizza, città in cui il Rassemblement National ha ottenuto il 32% dei voti alle elezioni europee, Marion Maréchal poco più del 9% e i Repubblicani poco meno del 9%. Se vuole conquistare Nizza, deve allearsi con il partito dominante, il Rassemblement National.

E come va interpretata la reazione della classe dirigente di vertice del partito di avviare una procedura di espulsione nei confronti di Ciotti?

La classe dirigente repubblicana è sempre stata più a sinistra della massa dei militanti. Più si sale nella gerarchia, più si è al centro. Più si scende in basso, più si è a destra. La procedura di espulsione è illegale e contraria allo statuto del partito. Questa procedura è come un gesto di addio a un partito la cui importanza politica sta diventando secondaria e forse sta scomparendo.

Ciotti per suffragare la sua decisione ha deciso di rivolgersi direttamente ai militanti che lo hanno eletto presidente con le primarie e nel giro di qualche ora ha raccolto 10mila adesioni, poi arrivate a 60mila in un giorno. Ha possibilità di dare la spallata al “cordone sanitario” intorno al Rn all’interno del suo partito?

Il famoso cordone sanitario è sparito. Era già stato scosso quando figure di spicco dei repubblicani si erano riunite alla causa nazionale nelle precedenti elezioni. Thierry Mariani, ex ministro di Nicolas Sarkozy, è stato il primo a scendere in campo. Se Ciotti riuscirà a organizzare una consultazione dei membri in un contesto politico complicato, otterrà facilmente la maggioranza. Il ramo giovane dei repubblicani è a stragrande maggioranza a favore di Ciotti.

Alle europee un francese su tre ha votato per il Rassemblement national, ha ancora senso che i partiti propongano un arco costituzionale che non trova riscontro nel voto popolare?

Non va dimenticato che al 32,36% di Bardella va aggiunto il 5% di Marion Maréchal (che ha scelto di allearsi con la RN contro il parere di Zemmour) e il 2% dei movimenti più a destra. Si tratta del 40% dei votanti, in un clima che ricorda l’alleanza tra Fratelli d’Italia, Lega e FI in Italia. Non vedo come si possa isolare il 40% degli elettori, a cui si può senza dubbio aggiungere il 3 o 4% dei repubblicani. Tanto più che anche l’LFI di Mélenchon viene talvolta messo al di fuori di questo pseudo arco. Presto ci saranno più persone fuori dall’arco che dentro, svuotandolo della sua sostanza.

Cosa rischiano i gollisti in questo tornante politico?

Scomparire. La parola gollista era già un’etichetta su una bottiglia vuota. De Gaulle è la statua del Comandante che tutti pretendono di seguire, dimenticando però i fondamenti della sua politica. Ci saranno ancora figure di centro-destra che hanno una forte posizione personale nel loro collegio elettorale, come Laurent Wauquiez, e che non hanno bisogno di un’alleanza per essere eletti. Si salveranno la pelle come singoli, ma se vogliono avere una qualche influenza dovranno unire le forze con il partito nazionale o con ciò che resta dei sostenitori di Macron. Alcuni baroni manterranno un’influenza regionale senza poter rivendicare un destino nazionale.

Lei vede i margini affinché si arrivi a un’alleanza di centrodestra in Francia? E quali scenari si aprirebbero?

Il centro-destra sta prendendo forma in Francia. Con un partito dominante, il Rassemblement National, alcune personalità più a destra come Marion Maréchal che si uniranno, e un’ala più moderata proveniente dai Repubblicani. Per quanto riguarda gli scenari, dobbiamo rimanere cauti, ricordando che sono necessari 290 eletti all’Assemblea Nazionale per avere una maggioranza. Vedo tre possibilità: il Rassemblement National da solo ottiene più di 290 eletti, il che mi sembra difficile; il Rassemblement National con i suoi alleati repubblicani ottiene questi 290 seggi; il Rassemblement National e i suoi alleati ottengono tra i 200 e i 290 seggi senza una chiara maggioranza. Nei primi due casi, Emmanuel Macron dovrebbe nominare Jordan Bardella come primo ministro; nel terzo caso, la situazione sarebbe di stallo. In ogni caso, la configurazione sarà nuova in un contesto economico difficile. Sarà più interessante seguire la situazione politica con l’inizio dei Giochi Olimpici.

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