Il più citato in campagna elettorale? Francesco De Gregori. Le sue canzoni nei comizi di Pd e Lega

3 Giu 2024 18:57 - di Valter Delle Donne

Sulle potenzialità di Francesco De Gregori come cantore delle campagne elettorali aveva visto lungo Bettino Craxi, che avallò gli spot del Psi con la canzone “Viva l’Italia”: correva l’anno 1983 e quella scelta fece infuriare il cantautore romano, che non gradì la scelta e portò addirittura il Partito socialista in tribunale.

Sarebbe stato difficile immaginare che, oltre 40 anni dopo, lo stesso De Gregori sarebbe diventato l’autore di riferimento dei comizi di due partiti agli antipodi come il Partito democratico e la Lega. Ieri, sul palco della piazza romana di Testaccio, Elly Schlein, accompagnata da Gualtieri, Bersani e Tarquinio, intonava “Viva l’Italia” neanche fosse stato l’Inno di Mameli. Una scelta, che tutto sommato, ha la sua giustificazione ideologica.

Francesco De Gregori nasce politicamente a sinistra: era dietro il palco del celeberrimo comizio di Enrico Berlinguer quando Roberto Benigni prese in braccio il segretario del Pci. Lo ha raccontato Antonello Venditti al Corriere della Sera, ricordando che, mentre il comico toscano prendeva in braccio Berlinguer, in quel gesto divenuto iconico per la sinistra italiana, poco distante Veltroni, Venditti e De Gregori parlottavano di musica e di calcio. Inoltre, per tornare alla preistoria elettorale: proprio un brano di De Gregori aveva fatto da colonna sonora di uno spot del Pds di Achille Occhetto, nella campagna elettorale della gioiosa macchina da guerra, asfaltata da Berlusconi e dal Polo delle libertà. Insomma, De Gregori suonato sul palco di un comizio di un partito di sinistra non deve suonare né strano né inusuale.

Francesco De Gregori cantato a Roma dalla Schlein e a Milano da Salvini

Stupisce, invece, che in un’altra piazza, ad altra latitudine politica, ci sia ancora una volta la voce di De Gregori a risuonare al termine di un comizio. Stavolta è stato “Generale” ad accompagnare l’intervento di Roberto Vannacci. Un’appropriazione “indebita”, oserebbe dire qualche vestale dell’ortodossia comunicativa tra autori di destra e di sinistra.

Divisioni che, in realtà, non esistono da tempo e che proprio Giorgia Meloni e FdI hanno disgregato. L’inno della Meloni, da anni, è Rino Gaetano: Il cielo è sempre più blu. Cantautore irregolare, non etichettabile politicamente. Ma FdI da tempo viaggia su rotte ancora più sorprendenti, per chi è abituato alle vecchie categorie. Chi era a piazza del popolo al comizio di Giorgia Meloni sabato scorso, ma anche a Pescara alla conferenza programmatica di Fratelli d’Italia ad aprile, avrà avuto modo di ascoltare tra un intervento e l’altro, tra le canzoni sparate dalle casse, Cyrano di un altro Francesco. Quel Guccini che, a 80 anni suonati, resta fieramente a sinistra e che ha Meloni e la destra in notevole antipatia. Ma il bello delle canzoni è questo: una volta scritte, diventano di chi le ascolta. Libere di essere amate e cantate da tutti: senza filtri o condizionamenti ideologici.

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