Il blitz che salva Noa e altri 3 ostaggi induce Gantz al passo indietro: congela discorso…e dimissioni?
La liberazione dei quattro ostaggi che dal 7 ottobre erano nelle mani degli aguzzini palestinesi a Gaza, messi in salvo da Idf, Isa e forze speciali con una complessa operazione articolata in raid simultanei nei siti di Hamas a Nuseirat, che il ministro della Difesa, Yoav Gallant, su X non ha esitato a definire «eroica», cambia gli equilibri e scenari.
Come ha ribadito poco sempre il ministro Gallant, gli israeliani sono «travolti dalla gioia», ed è inevitabile pensare anche che il quadro politico e i risvolti governativi in Israele possano cambiare in queste ore, per esempio, asse, prospettive e ruoli al tavolo negoziale. Intanto per esempio, sempre Gallant. E sempre via social, poco fa ha incalzato e rilanciato: «Continueremo a combattere fino al ritorno a casa di 120 ostaggi», vergando sul web, a caratteri di fuoco, una rassicurazione che suona più come un’asserzione.
Dopo la notizia della liberazione di Noa e degli altri 3 ostaggi, Gantz fa un passo indietro
Non solo. Sulle ripercussioni della notizia della liberazione dei 4 ostaggi – tra i quali, ricordiamo, figura anche uno dei volti simbolo dei rapimenti e del massacro del 7 ottobre: la 25enne Noa Argamani, che quel maledetto giorno era apparsa in un video mentre i terroristi di Hamas la portavano via in moto tra le sue urla, mentre supplicava «non uccidetemi» – il primo contraccolpo lo evidenzia il ministro del gabinetto di guerra, Benny Gantz.
Il ministro cancella il discorso previsto per questa sera: dimissioni congelate?
Il quale, dopo il blitz e la notizia della libertà riconquistata per i quattro prigionieri, ha istantaneamente annullato il discorso di questa sera, durante il quale, secondo ogni previsione, avrebbe probabilmente annunciato il ritiro del sostegno del suo partito al governo di Benjamin Netanyahu e le sue dimissioni dal governo di unità nazionale. Ma non manca di commentare: «Anche oggi il mio pensiero va a tutte le famiglie degli ostaggi. Siamo impegnati a fare di tutto per portarli a casa». Così come di rivolgere riconoscenza e orgoglio all’esercito quando, affermando di avere «il cuore pieno» per la liberazione dei quattro ostaggi oggi a Gaza, non manca di «lodare i soldati delle forze israeliane, Yaman, Shin Bet, per la complicata e coraggiosa operazione che è stata pianificata ed eseguita in modo ammirevole».
Come cambia il quadro dopo lo storico blitz della liberazione di Noa e altri 3 ostaggi
Nel frattempo, sullo sfondo delle relazioni internazionali, intanto, il quadro resta complesso e articolato. Con l’Onu che inserisce Israele nella “lista nera” per aver commesso gravi violazioni contro i bambini. E Netanyahu che replica: «Le Nazioni Unite sostengono Hamas». Ed era proprio in questo scenario che, secondo quanto riporta il Times of Israel, il ministro del gabinetto di guerra israeliano Gantz si apprestava ad annunciare nel discorso, ora cancellato, l’uscita dal governo.
Quando a metà maggio Gantz lanciò l’ultimatum a Netanyahu
Dimissioni ventilate già a metà maggio, quando Gantz aveva lanciato un ultimatum al premier Benjamin Netanyahu, a cui annunciò che avrebbe lasciato il governo se il primo ministro non avesse reso noto un piano postbellico per la Striscia di Gaza prima dell’8 giugno, cosa che non è avvenuta. E nel frattempo, con le negoziazioni in ciclico stallo, il Qatar ha avvertito il gruppo fondamentalista islamico: «Accetti l’accordo o via da Doha».