Gli allarmismi sull’autonomia differenziata non convincono il Sud: crolla il M5S, vola il centrodestra

10 Giu 2024 18:51 - di Leo Malaspina

Altro che allarme sulla riforma dell’autonomia differenziata del centrodestra. E’ al Sud che il M5S ha perso ed è sempre al Sud che Fi e Lega hanno registrato buona parte dei loro (piccoli) progressi e che l’ex Terzo Polo ha attenuato la sconfitta. Avs, Pd e FdI hanno invece migliorato le loro posizioni ovunque, attraendo elettori di varie provenienze. E’ quanto emerge dall’analisi dei flussi elettorali dell’Istituto Cattaneo che ha preso come punto di partenza le elezioni politiche del 2022 e analizzato i flussi in 15 tra le maggiori città italiane, distribuite tra le varie aree del paese.

Europee, i voti in base alle aree geografiche

“I dati aggregati, distinti per aree territoriali, già forniscono una prima indicazione. Segnalano -si legge- come la drastica caduta del M5S (dal 15,4 al 10%) sia dovuta soprattutto alla perdita di consensi nelle regioni meridionali e nelle Isole, dove quasi si dimezzano. Al contrario, il piccolo incremento nelle percentuali di voto registrato dalla Lega e da FI-Noi Moderati è stato prodotto proprio al Sud e nelle Isole. Al Nord la Lega ha visto addirittura ridursi le sue percentuali di voto. Mentre il successo di FI è largamente concentrato in Sicilia, dove arriva al 24% dei consensi, grazie all’apporto di vari candidati forti, provenienti da diverse traiettorie politiche. Anche i due tronconi in cui si è divisa l’area che nel Parlamento europeo sarebbe confluita nel gruppo liberale di Renew Europe (Azione, Italia Viva, +Europa) hanno attenuato la sconfitta grazie ai risultati positivi registrati in Campania e Basilicata”.

I voti del M5S non sono andati al Pd

“La crescita di Avs, Pd e Fdi, è invece il prodotto di una tendenza abbastanza uniforme su tutto il territorio nazionale”. Dove sono andati i voti del M5S, il partito che ha perso di più? “I voti del M5S non sono stati assorbiti, se non in misura limitata, dal Pd. Sono invece rifluiti in larga parte verso l’astensione. Una notevole eccezione riguarda il comune di Bari, caso nel quale invece, con tutta probabilità grazie alla forza attrattiva esercitata dal sindaco uscente, Antonio Decaro, campione assoluto di preferenze nel PD, una quota considerevole di ex elettori Cinque Stelle (circa il 67%) ha votato per il partito oggi guidato da Elly Schlein”.

“La stima dei flussi ci consente di mostrare, in secondo luogo, -si legge nell’analisi del Cattaneo- dove sono arrivati i voti che hanno decretato il limitato ma politicamente significativo successo di Fdi e del Partito Democratico. In entrambi i casi, come era prevedibile, la parte predominante dei consensi deriva da elettori stabili, che avevano già votato per Fdi e per il Pd nel 2022. Notiamo tuttavia in questa elezione una quota superiore a quelle normalmente registrate in passato di flussi incrociati e di apporti provenienti da diversi affluenti. Con maggiore regolarità, troviamo flussi da Fi e Lega verso Fdi, così come da M5S e Avs verso il Pd. Entrambi i partiti maggiori, inoltre, ma soprattutto Fdi, prendono dall’area del mai nato Terzo polo, logorato dalle sue divisioni interne”.

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