È morta Anouk Aimée, musa di Lelouche che fece innamorare il mondo con “Un uomo, una donna” (video)
Il cinema piange la morte di Anouk Aimée, e dice addio all’attrice francese musa di Federico Fellini e protagonista di classe scelta dai maestri della scuola di autori: per citare solo due esempi significativi della sua lunga e blasonata carriera, è stata protagonista de La Dolce Vita e vincitrice nel 1980 del Prix d’interprétation féminine al Festival di Cannes per il film Salto nel vuoto di Marco Bellocchio. Una vita lunga, costellata di successi e vissuta nel segno dell’eleganza istrionica e della classe femminile dal profumo d’oltralpe ma dall’aura internazionale, quella di Anouk Aimée, morta nella sua casa di Parigi all’età di 92 anni. Ad annunciarlo su Instagram la figlia Manuela Papatakis. «Ero vicino a lei quando si è spenta questa mattina», ha scritto la Papatakis.
E la mente e i ricordi cinefili di tutti noi vanno immediatamente a quella indimenticabile corsa in spiaggia della Aimée e di Trintignant. Alla tensione d’amore che li pervade sin nei gangli connettivali nell’andarsi incontro. A quel lungo abbraccio in girotondo tra lei e Trintignant, sottolineati dalle note del motivo conduttore Un homme et une femme capace di scalarei vertici delle classifiche di vendita e di entrare di diritto nell’immaginario quanto le immagini e i volti che accompagna.
Addio ad Anouk Aimée: l’attrice è morta a 92 anni nella sua casa di Parigi
Una vita sul set, specie d’autore, la sua, che dietro le quinte l’ha vista accettare ma mai esaltare le sue indubitabili doti estetiche: grimaldelli a cui facile appellarsi nel mondo della settima arte, ma che lei ha lasciato pendere puntando sempre sullo spessore e la caratterizzazione di fascino delle sue intepretazioni. Una donna, la Aimée, che alla sottolineatura della sua bellezza, incoronata tra l’altro sulla rivista Life nel 1960 – che di lei scrisse “dopo ogni immagine la sua bellezza enigmatica indugiava” nei ricordi del suo pubblico, e la chiamò “la più bella residente della rive gauche” – preferì rispondere con lo charme della sua recitazione e con la maschera della femminilità incarnata, una volta per tutte, nell’indimenticabile film che l’ha consacrata internazionalmente: Un uomo, una donna di Claude Lelouch, al fianco di Jean-Louis Trintignant e di Pierre Barouh, che fu suo marito fra il 1966 e il 1969.
Volto simbolo di Lelouche, che fece innamorare il mondo con la sua eleganza
A quel trionfo epocale sul grande schermo seguiranno poi L’amante perduta, Una sera, un treno, entrambi del 1968, e Rapporto a quattro (1969), quest’ultimo diretto dal regista statunitense George Cukor. Sì, perché bellezza, fascino, e talento e impegno non potevano certo rimanere confinati nei confini nazionali dell’attrice che, non a caso, avremmo visto nel 1994 interpretare il ruolo di una stilista in Prêt-à-Porter di Robert Altman, film sul mondo della moda. O che, nel 2003, si vedrà insignita dell’Orso d’Oro alla carriera al Festival del Cinema di Berlino.
Prima, durante e dopo, tante tappe importanti per la sua carriera cinematografica: con momenti di vita vissuta, titoli e premi che punteggiano nel segno dell’eleganza delle scelte e del portamento di donna e di attrice la sua vita. Come quando, nel 1967, Lelouch la chiama per interpretare Vivere per vivere. Chissà se lo farei ancora (1976). E Un uomo, una donna oggi (1987), che nonostante intensità e confezione convincente, non riuscirà a scalzare comunque dal cuore degli spettatori il magico primo capitolo del racconto.
Anouk Aimèe, per sempre il volto simbolo dell’amore con “Un uomo, una donna”
E ancora, nel suo cammino professionale e di musa ispiratrice dei nostri registi non sarebbe potuto mancare un ritorno al cinema italiano, che arriverà dopo una lunga assenza nel 1980 con il già citato Salto nel vuoto di Marco Bellocchio, grazie al quale vincerà il Prix d’interprétation féminine sulla croisette di Cannes. E poi con La tragedia di un uomo ridicolo (1981) firmato da Bernardo Bertolucci. Un cammino di celluloide tempestato di apprezzamenti e di trionfi di pubblico, quello di Anouk Aimée si può dire esploso soprattutto con Claude Lelouche e terminato nel segno del grande regista francese.
Tanto che, ad accezione di Non ci posso credere (Tous les soleils), film del 2011 diretto da Philippe Claude, sarà proprio con il maestro che l’ha portata alla consacrazione con Un uomo, una donna, che la sofisticata attrice francese concluderà la sua avventura cinematografica e dirà addio al set, con due titoli: Ces amours-là è un film del 2010 diretto da Claude Lelouch e con il terzo film sulla storia d’amore tra Jean e Anne, iniziata con Un uomo, una donna: I migliori anni della nostra vita (Les plus belles années d’une vie) titolo sempre di Lelouch del 2019 che chiude il cerchio di un’ideale trilogia e fa scorrere i titoli di coda sulla vita d’attrice della bellissima Anouk..