De Luca tenta una nuova sceneggiata: “Meloni non c’entra niente con le donne”. Cirielli: “Re della volgarità”

1 Giu 2024 8:44 - di Gabriele Alberti
De Luca sceneggiata

Vincenzo De Luca  non rinuncia alla sua sceneggiata. La diretta Fb era molto attesa e come da copione il governatore si è lanciato in un lungo delirio di insulti in replica alla premier Meloni. La figuraccia di Caivano gli brucia ancora. L’incontro in cui la premier si è presentata dicendo sono “la stro**a della Meloni” lo ha reso protagonista di una figuraccia memorabile. La premier ha poi spiegato in una serie di interventi ed interviste di essersi difesa da una forma di bullismo sessista ricevuto dallo stesso governatore. Di fronte al quale, all’epoca dell’insulto, il Pd tacque, ritrovando la parola solo in questi giorni per attaccare Meloni. De Luca, completamente asfaltato, senza contraddittorio, nella consueta diretta social rabbercia un copione stantio per allestire una replica scomposta, alla sua maniera. Ma il risultato è patetico, un modo per riaffermare che il re degli insulti è lui. 

Sceneggiata De Luca: nuova colata di insulti deliranti

“Meloni ha aspettato quattro mesi per la sua vendetta, quattro mesi di rosicamento”, scandisce con postura teatrale De Luca-. “E cosa si inventa? Che ha subito un attacco sessista. Ancora una volta fa tutto lei, si inventa tutto, non so che film abbia visto. In quattro mesi non se n’era accorta che c’era l’attacco sessista: è cambiata la sceneggiatura”. Secondo il presidente della Campania, quello ricevuto dalla Meloni non sarebbe affatto un insulto sessista. Poi recita a soggetto mescolando temi e invettive che palesano solo grande livore. Ricorda che “Meloni si è insediata dicendo ‘chiamatemi il presidente del Consiglio al maschile. Si è presentata come la lady di ferro, ha preso in giro per decenni le battaglie del mondo femminile e femminista. Ma a questo punto – il governatore  se la canta e se la suona- la donna dura e di temperamento, si nasconde dietro il femminismo. Chiede aiuto e diventa improvvisamente una povera donna vittima nientedimeno che del sessismo. Tutto inventato”, chiosa.

De Luca a Meloni: “Lasci perdere le donne”

Quindi inizia la parata di insulti inventati: “Se c’è una persona che non può parlare di dignità delle donne e di tutela delle donne, questa persona è l’onorevole Meloni: per quello che non ha fatto per le donne e le famiglie. E e per quello che ha fatto, che è peggio. Vorrei dire all’onorevole Meloni: lasci perdere le donne. Lei con l’universo femminile non c’entra niente, con i diritti delle donne non c’entra niente“.

De Luca, Cirielli: “Atteggiamenti che anche Freud avrebbe difficoltà a classificare”

Cosa commentare ancora? De Luca si commenta da sé. Non a caso un gustoso articolo sul Corriere in edicola di Tommaso Labate si intitola “Insultificio De Luca”: un’eciclopedia di tutti gli epiteti del presidente della regione Campania: tra gli obiettivi della sua fabbrica di offese (bipartisan) oltre a Meloni anche Salvini, di Maio e di Battista. A commento della nuova performance di Vincenzo De Luca  interviene Edmondo Cirielli, coordinatore della Direzione Nazionale di Fdi. “Ci risiamo con la macchietta De Luca che insulta – alle spalle – Giorgia Meloni. Rea di aver ricordato davanti a tutta l’Italia la sua cafonaggine. Tuttavia, ha subito un’involuzione -affonda l’esponente di FdI-  da personaggio caricaturale e burlesco si è trasformato in macchietta di se stesso”.

Cirielli: “Parla di inadeguatezza uno che ha distrutto la sanità campana”

“Si potrebbe entrare nel merito di ogni sua farneticazione, di ogni insulto; egli è il Re della volgarità e definisce volgare Giorgia Meloni. Ha distrutto per manifesta incapacità la sanità campana e, come se il fatto non fosse suo, definisce inadeguata il premier che sta dimostrando che l’Italia può farcela. Sono oggettivamente atteggiamenti che con cognizione di causa, se fosse vivo, anche Sigmund Freud avrebbe avuto difficoltà a classificare. A volte, il Presidente De Luca assume posture evidentemente da guappo in una Regione dove il governo, con l’intervento magistrale su Caivano ad esempio, non senza fatica sta provando a marginalizzare i guappi. Se ne faccia una ragione. Nella sua Regione, il partito della Meloni il prossimo 10 giugno sarà di gran lunga il primo partito”, ha concluso Cirielli.

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