Cade un altro boss della Banda della Magliana: arrestato Marcello Colafigli, il “Bufalo” di Romanzo Criminale

4 Giu 2024 9:33 - di Luca Maurelli

Arrestato Marcello Colafigli, uno dei capi storici della Banda della Magliana. E’ finito in manette nell’ambito di un’operazione antidroga della Direzione distrettuale antimafia nelle province di Roma, Napoli, Foggia e Viterbo. Misure cautelari nei confronti di 28 persone indagate, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico internazionale di stupefacenti, di tentata rapina in concorso, tentata estorsione in concorso, ricettazione e possesso illegale di armi, procurata inosservanza di pena e favoreggiamento personale.

Le indagini sugli eredi della Banda della Magliana e l’arresto di Marcello Colafigli

Le indagini, avviate dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Roma e dirette dalla DDA di Roma nel giugno 2020, hanno permesso di raccogliere gravi elementi indiziari in ordine all’esistenza di un sodalizio criminale, con base logistica nella Capitale e operativo nell’area della Magliana e sul litorale laziale, capeggiato da Marcello Colafigli (nel cerchio rosso in alto) che, nonostante in regime di semilibertà, era riuscito a pianificare cessioni ed acquisti di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti  dall’estero (Spagna e Colombia), mantenendo rapporti con esponenti della ‘ndrangheta, della camorra, della mafia foggiana  e con albanesi inseriti in un cartello narcos sudamericano.

Marcello Colafigli, che nella serie tv ha ispirato il personaggio di “Bufalo”, è stato riconosciuto unitamente a Franco Giuseppucci, Enrico De Pedis, Maurizio Abbatino e Nicolino Selis, come uno dei soci fondatori del gruppo criminale noto con il nome Banda della Magliana”. Orfano di madre e sopravvissuto a un parto gemellare in cui il fratello nacque morto, gravato da più ergastoli, è stato condannato, tra l’altro, per il sequestro e l’omicidio del Duca Massimo Grazioli Lante della Rovere (considerata l’azione con cui la Banda ha iniziato la propria attività criminale) e l’omicidio, come mandante, di Enrico De Pedis.

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