Sì, la Repubblica italiana è Brescia come dice Mattarella. Ma è anche Caivano dove c’era la premier

28 Mag 2024 14:21 - di Annalisa Terranova
Brescia Caivano

Il presidente della Repubblica che ricorda le vittime della strage di Piazza della Loggia a Brescia, 50 anni dopo, e la presidente del Consiglio che inaugura a Caivano un nuovo centro sportivo dove prima c’erano solo degrado e violenza. Mattarella che dice: “Contro il terrorismo ha vinto lo Stato”. Meloni che dice:  “Lo Stato c’è”. E c’è anche in zone dove sembrava assente. O impotente.

Un canovaccio già pronto

Due immagini, due discorsi e due presenze che dovrebbero in un paese normale fare parte di un unico impegno: il dovere delle istituzioni di ricordare e di intervenire dove è necessario. Invece, poiché non siamo un paese normale, i due eventi sono messi in contrapposizione. La sinistra è sempre prontissima a vestire i panni del partito del Quirinale – che non ha bisogno di difensori di tal fatta – e a soffiare sul fuoco dell’antifascismo. Il canovaccio è stato già fornito: Meloni non va a Brescia perché teme contestazioni, quanto a Caivano, la premier ha solo inaugurato una piscina (così Sandro Ruotolo, ospite di Parenzo su La7, ha minimizzato l’evento).

Il ruolo dei Servizi deviati

In più Mattarella ha ricordato i servitori dello Stato che sono morti per difendere la democrazia opponendosi tanto al terrorismo nero quanto a quello rosso (citazione quest’ultima destinata a scomparire nei resoconti più manichei della cerimonia di Brescia che di certo non mancheranno). Ha citato anche silenzi e coperture che hanno alimentato la strategia della tensione. Alludendo al fatto – acclarato – che non tutti i presunti servitori dello stato sono stati integerrimi. Alludendo insomma a quei servizi deviati che hanno manovrato negli anni di piombo per incutere terrore e fomentare gli opposti estremismi. Mattarella non lo ha detto chiaramente ma si è capito lo stesso. Ha detto invece con molta chiarezza:  “Oggi la Repubblica italiana è Brescia, è piazza della Loggia”. Ci permettiamo di aggiungere che la Repubblica è anche dove Caivano risorge.

Sbagliato contrapporre Brescia e Caivano

Al di là delle dichiarazioni di Mattarella ciò che la sinistra tenta di fare, e cioè contrapporre Brescia e Caivano, appare operazione canagliesca. E’ canagliesco cercare un collegamento tra Giorgia Meloni e quegli anni oscuri, gli anni delle stragi neofasciste ma anche anni in cui gli antifascisti bruciavano le case dei missini proletari di Primavalle. Anni di cui qualcuno ha nostalgia, rinverdendo l’antifascismo militante. Sentite Cecilia Strada, altra candidata dem in Europa: combattere i fascismi e i neofascismi, “oggi come 50 anni fa, sotto qualunque veste si presentino, violenta o più istituzionalizzata, significa garantire la tenuta democratica del nostro Paese, il rispetto della Costituzione, il diritto alla democrazia e alla libertà di manifestare. Oggi, come nel 1974, l’unica risposta alla manipolazione della Storia, tanto cara a chi ci governa in questi tempi, è la difesa dei valori della nostra Costituzione e della partecipazione democratica”.

La propaganda della sinistra si spinge fino alla manipolazione

Si potrebbe prenderla a ridere. E invece non si può perché questi predicozzi che ci riportano alle violenze che hanno afflitto una generazione determinando lutti e ferite mai rimarginate non sono tollerabili. Non c’è anniversario che possa consentire di legare una destra proiettata verso il futuro come quella di Giorgia Meloni con la stagione delle stragi. Chi lo fa è pericolosamente in malafede. E non ha giustificazione né politica né etica perché sa benissimo che non c’è alcun pericolo all’orizzonte per la democrazia italiana. La propaganda politica non può mai spingersi fino alla manipolazione e alla mistificazione. Il Pd provi a prendere i voti senza criminalizzare gli avversari con argomentazioni indecenti. Se ne è capace. Se non lo è si rassegni senza sfruttare la memoria dei morti.

 

 

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