Roccella: “Pd solidale solo dopo Mattarella, ma va bene. Vorrei sentire anche Scurati e Saviano…”

10 Mag 2024 9:24 - di Natalia Delfino
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Eugenia Roccella ne è consapevole: “I comunicati del Partito democratico sono arrivati dopo il comunicato del presidente Sergio Mattarella“. Ma non ne fa un dramma: “Va bene, io sono comunque contenta quando arrivano”. All’indomani delle contestazioni che le hanno impedito di parlare agli Stati generali per la natalità il ministro si interroga piuttosto sulle solidarietà mancate: “A proposito di censura vorrei sentire la solidarietà dei vari Antonio Scurati, Roberto Saviano, Nicola Lagioia, Chiara Valerio”. Soprattutto, però, riflette sullo stato del femminismo in Italia e sull’importanza di un dialogo che, pur nei legittimi punti di vista differenti e anche nelle distanze siderali, non deve mai lasciare spazio alle prevaricazione e alle censure.

Roccella: “Sono per il diritto al dissenso, sempre. Ma la libertà di parola è diritto non negoziabile”

“Sono per il diritto al dissenso, sempre. Credo però che garantire la libertà di parola sia un diritto non negoziabile”, ha avvertito Roccella in un’intervista al Corriere della Sera, nella quale ha chiarito che ieri all’Auditorium della Conciliazione per lei è stato impossibile esercitare quel diritto. “I ragazzi gridavano slogan a voce talmente alta. Hanno cominciato quando è iniziato il mio panel”, ha spiegato, raccontando che le contestazioni hanno travolto anche la mamma incinta di otto mesi che era sul palco con lei e che “doveva dare semplicemente la sua testimonianza, le difficoltà che aveva vissuto”.

Contestata anche la mamma incinta: “Una censura aggressiva immotivata”

“È stata sommersa di fischi, l’ho trovato particolarmente sgradevole. Una censura aggressiva totalmente immotivata”, ha commentato il ministro, sottolineando che anche lo spazio sul palco offerto agli studenti contestatori non è servito a riportare le proteste nell’alveo del dialogo: “È salita soltanto una ragazza, ma si è limitata a leggere un comunicato e poi è andata via. Un comunicato dove si parlava anche di Gaza, che non c’entrava niente con il tema del convegno”. “Questi ragazzi – ha riflettuto poi – non colgono nemmeno le opportunità. Se a me durante una manifestazione avessero dato la possibilità di dialogare con un ministro ci sarei andata di corsa”.

Il ministro: “Ho sempre difeso la 194 e la libertà di scelta”

Quanto all’aborto, anch’esso al centro del comunicato, Roccella ha ricordato che “io da femminista ho sempre difeso la legge 194. Il punto è che noi femministe degli anni Settanta parlavamo della maternità come libera scelta”, un’impostazione ancora valida perché “perché da una parte c’è l’accesso alla possibilità di interrompere la gravidanza e dall’altra anche la libertà di fare figli se si vogliono figli. E quindi avere una serie di sostegni e possibilità. Non è che si possono fare figli solo se si è ricchi”.

Lo stato del femminismo in Italia

“Penso che rispetto al passato c’è meno chiarezza concettuale”, ha poi chiarito Roccella, per la quale “ci sarebbe bisogno di qualche approfondimento da un punto di vista della sorellanza, della solidarietà tra donne. Non si deve dimenticare che la libertà delle donne parte dal riconoscimento di una solidarietà che trascende la diversità di partito, di opinione, di etnia”. Invece, tra le femministe di oggi questo “si è un po’ perso per strada. Ma non in tutte, assolutamente. Io non penso che il femminismo sia morto come qualcuno ha detto. Ma certo c’è bisogno di più dialogo, più ascolto”.

La differenza tra censura e contestazione

Altro punto centrale dell’intervista, firmata da Alessandra Arachi, è stato quello delle modalità d’espressione del dissenso. Roccella si è detta “molto confortata” dalla telefonata di Mattarella, apprezzando anche il richiamo alla Costituzione in quel comunicato cui poi è seguita anche la solidarietà del Pd: “È stato netto. Ha detto che difendere il diritto alla libertà di parola vuol dire difendere le basi della nostra democrazia e, quindi, della Costituzione”. “Se mi impedisci di parlare mi censuri. Se contesti e dialoghi è diverso, anche se usi toni alti. Ho fatto tante manifestazioni, ma mai ho impedito a qualcuno di parlare”, ha poi proseguito il ministro, spiegando perché ciò che è accaduto non si può derubricare a contestazione “vivace”.

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