Pro-Pal e eco-vandali alleati contro Fiocchi Munizioni, ma sbagliano bersaglio: “Mai dati proiettili a Israele” (video)
Pro-Pal e Ultima Generazione si alleano in un blitz mattutino contro la Fiocchi Munizioni, il cui logo all’ingresso dell’azienda a Lecco è stato imbrattato di vernice rossa, con tanto di striscione, fumogeni e slogan propagandistici farneticanti con cui hanno accusato l’azienda di aver fornito proiettili a Tel Aviv, e raggiunto lo scopo di rendere più scenografico e “colorato” il solito blitz che, di nuovo, ha solo l’accoppiata dei due movimenti intorno alla causa palestinese. Peccato che a stretto giro arrivi il comunicato dell’impresa a svilire intenti accusatori e a delegittimare l’ennesimo blitz rosso fuoco: mai equipaggiato di munizioni Israele…
Blitz mattutino di Ultima Generazione e Pro-Pal contro l’azienda Fiocchi Munizioni
Dunque, Ultima Generazione si porta avanti sui Pro-Pal e anticipa i collettivi studenteschi con un’azione congiunta messa a segno in mattinata a Lecco. La solita di sempre, sulla scia di quelle inscenate dagli eco-vandali in prima linea per il clima, ma in questa occasione in trincea armati di vernice rossa e fumogeni per la Palestina. Peccato che nel mirino del solito copione – e delle solite accuse e rivendicazioni – sembra sia finito il bersaglio sbagliato. A ridosso del blitz, infatti, il presidente del Cda dell’azienda, Stefano Fiocchi, replica netto: «Mai fornito proiettili a Israele»
Due attivisti alle prese con il solito copione aggiornato alla guerra a Gaza
Ma tant’è. Il video gira già da ore sui social e la protesta di Ultima Generazione a Lecco, alla Fiocchi Munizioni, aggiorna il bollettino delle azioni – e l’archivio multimediale – degli eco-teppisti con quest’ultima incursione. Una protesta mirata, ma potenzialmente viziata da strabismo ideologico e attivismo coatto. E allora, questa mattina alle 11, due persone aderenti alle campagne di Palestina Libera e Ultima Generazione hanno imbrattato di rosso l’emblema dell’azienda. I due militanti hanno poi esposto uno striscione con scritto “Palestina Libera”. E hanno acceso dei fumogeni all’ingresso dello stabile. «La protesta – si sottolinea in una nota – mira ad esporre l’azienda che ha continuato a produrre e fabbricare materiale bellico per i militari israeliani, ignorando il genocidio in corso in Palestina. La campagna Palestina Libera chiede al governo di rispettare l’articolo 11 della costituzione italiana, che ripudia la guerra, fermando l’invio di armamenti ad Israele».
⚠️ ACCADE ORA ⚠️ 2 attivisti di @Pal_Libera_IT e @UltimaGenerazi1 macchiano di rosso l’azienda “Fiocchi Munizioni” a Lecco. @Pal_action #PalestinaLibera #palestineaction #gaza pic.twitter.com/Bkb0Eitu7w
— Palestina Libera (@Pal_Libera_IT) May 5, 2024
Da Pro-Pal e Ultima Generazione accuse e slogan contro il governo e l’azienda
Poi, immancabile, arriva anche il proclama direttamente contro il governo: «Noi qui oggi prendiamo totale responsabilità delle conseguenze legali del nostro atto di protesta. E chiediamo che il nostro governo prenda le proprie responsabilità», «per aver violato la nostra costituzione», ha dichiarato Luca. Il riferimento, altisonante è quello alla «legge 185 del 1990», secondo cui «l’export di armi – afferma Ultima Generazione – è tenuto ad una trasparenza che non abbiamo visto nel corso dei mesi scorsi, nel pieno di un genocidio. Il Senato ha approvato in aula il 21 febbraio 2024 un disegno di legge di iniziativa governativa che cancella i meccanismi di trasparenza e controllo parlamentare sul commercio e le esportazioni di armi e sulle banche che finanziano tali operazioni. La trasparenza sull’export di armi italiane è a rischio».
Fiocchi replica netto: «Mai venduto proiettili all’esercito di Israele». E smonta la protesta…
Un grido d’allarme, quello dell’alleanza Pro-Pal e Ultima Generazione, vincolato però a un condizionale a cui gli stessi eco-vandali ricorrono stranamente: «I proiettili che sono stati usati» nelle «esecuzioni potrebbero essere stati prodotti qui, alla Fiocchi Munizioni». Peccato che il presidente del Cda smonti a stretto giro premessa e alambicchi della contestazione. E smantelli supposizioni, recriminazioni e accuse, formulate dagli attivisti anche dichiarando: «La corte internazionale di giustizia sta indagando il governo israeliano con l’accusa di genocidio. In tutto questo, compagnie italiane come la Leonardo e la Fiocchi non hanno mai cessato di inviare munizioni, armi e armamenti militari a Israele». Una lettura dei fatti che Stefano Fiocchi, presidente del Cda della Fiocchi Munizioni, ha rispedito immediatamente al mittente.
I rapporti con Israele sono limitati «a scopi civili, per i privati»
E replicando secco, ha affermato: «Non abbiamo mai venduto proiettili all’esercito israeliano. Noi ci siamo dal 1876 e certo non facciamo cioccolatini – dice all’Adnkronos –. Ma produciamo proiettili per il tiro. Per la caccia. E anche per le forze dell’ordine certo, ma nell’ambito della sicurezza. Le proteste alla vernice ormai sono all’ordine del giorno, ma stanno facendo grande confusione a protestare in questo modo. Non so dove siano andati a prendere l’informazione, di noi fornitori dell’esercito israeliano. Tra l’altro Israele per le munizioni ha una propria fabbrica. E se deve comprare, compra dagli Usa. Prendersela con noi non ha senso, dato che lavoriamo per il civile».
«Non si capisce la protesta di Ultima Generazione»
E ancora. I rapporti con Israele sono limitati «a un nostro distributore che ci rappresenta, ma, ripeto sempre per scopi civili, per i privati», ha ribattuto il numero uno dell’azienda. Fiocchi, peraltro, ritiene che «ognuno ha e deve avere il diritto a manifestare le proprie idee perché parto dal principio che la libertà delle idee sia incontestabile. Ma finisce quando tu ledi la mia libertà. E se protesti facendo confusione. Se si confonde l’uso di una munizione e si generalizza, allora con questa premessa bisognerebbe vietare tutti i coltelli ogni volta che uno lo usa per ammazzare un’altra persona perché i coltelli sono veicolo di morte. Noi agiamo nella piena legalità e con tutti i permessi necessari. Certo, la nostra produzione può non piacere. Ma c’è modo e modo di protestare».