Primo Maggio, l’anatema di Bertinotti sulla sinistra: “Ha abbandonato i lavoratori, non li rappresenta più”
E’ un Fausto Bertinotti puntuto e critico con la sua stessa sinistra quello che oggi su “Libero“, in occasione del Primo Maggio, analizza l’approccio politico sul tema dell’occupazione. “Il punto è chi parla coi lavoratori. Io posso dire che, per quanto riguarda il sindacato confederale e di base, in questo momento c’è una campagna di assemblee dei lavoratori metalmeccanici per il nuovo contratto molto partecipata. Non è colpa dei lavoratori, né dei sindacati, se la politica non si occupa di loro”.
Bertinotti, il Primo Maggio e le colpe della sinistra
La sinistra ha colpe? L’ex leader di Rifondazione, come al solito, non si nasconde dietro un dito. “Noi arriviamo dopo 40 anni di una grande contro-riforma.
Il nodo essenziale non è la sovrastruttura, ma la struttura. L’Italia non è più una Repubblica fondata sul lavoro. Luciano Gallino, tempo fa, parlando di questo nuovo ciclo, disse che si assisteva a un rovesciamento del conflitto di classe, per cui non erano più i lavoratori a lottare contro i padroni, ma i padroni, attraverso lo Stato, a lottare contro i lavoratori… C’è stata una sconfitta storica del movimento operaio. Di fronte a questo, la sinistra istituzionale ha risposto adattandosi al nuovo codice, cioè al primato dell’impresa..”. Dunque, la sinistra non rappresenta più i lavoratori? “Certamente. Ma non da ora. È dagli anni ’80, dalla sconfitta del movimento operaio, che questa frattura si è creata. Le politiche di concertazione e di adesione dei partiti all’impresa hanno portato alla separazione tra sinistra politica e mondo del lavoro”.
Il ruolo del Pd e di Elly Schlein
La rivoluzione annunciata da Elly Schlein, al momento, anche per Bertinotti, non si vede. “Ogni tanto c’è qualche ripresa di attenzione, qualche riaffiorare di temi, come la battaglia sul salario minimo. O, prima, il reddito di cittadinanza. Brandelli di rivendicazioni.
Ma dentro un quadro di accettazione del primato del mercato. Ci rendiamo conto che l’Italia è attraversata da morti sul lavoro e che il lavoro è depredato… Il punto è che nella sinistra politica manca una critica radicale a questo modello economico, sociale, ambientale rappresentato dal capitalismo”. Infine, i sindacati. “Ma io vedo segnali importanti. Le assemblee dei metalmeccanici hanno una partecipazione straordinaria. Il sindacato, certo, non è immune da errori che provengono da lontano, a cominciare all’accettazione della concertazione. Ha subìto il processo di istituzionalizzazione. Tanto è vero che i salari italiani sono i più bassi d’Europa, cosa che non era negli anni ‘70 “.