Indagato Bargone, sottosegretario di Prodi, D’Alema e Amato. L’accusa: tangente da 64mila euro

27 Mag 2024 13:32 - di Luisa Perri

Dai palazzi del potere come potente sottosegretario nei governi di centrosinistra guidati da Prodi, D’Alema e Amato alle pesanti accuse di corruzione e turbativa d’asta: è la parabola di Antonio Bargone.

Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, Bargone, più volte viceministro ai Lavori pubblici  il politico è indagato per aver percepito 64 mila euro per “oliare” i rapporti di un’impresa in un appalto per lavori autostradali. Un appalto da capogiro: 76 milioni di euro.

Chi è Antonio Bargone, dal Pci ai Ds all’Ulivo

Brindisino trapiantato a Roma, Antonio Bargone (nella foto) era stato arrestato dalla Guardia di Finanza nel 2021 su disposizione della Procura di Benevento per corruzione aggravata, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Bargone era presidente pro tempore della Società Autostrada Tirrenica e dopo l’arresto si era dimesso. Diverse volte parlamentare del Pci, Ds e Ulivo, è stato Sottosegretario di Stato dal 1996 al 2001.

Bargone, dopo gli incarichi politici, era arrivato appunto al vertice della società autostrada tirrenica. E in questo ambito si occupava di lavori di manutenzione in Puglia, Campania e Lazio. «Venturi…metteva in contatto i predetti fra loro; concludeva l’accordo corruttivo; trattava le condizioni economiche e le modalità di pagamento; si recava presso Aspi per assumere informazioni da Voci sullo sviluppo della procedura mentre la stessa era in corso; acquisiva notizie riservate da Voci, da Bargone e da personale Aspi sull’andamento della gara e sulla pubblicazione dell’aggiudicazione; sollecitava Rillo al pagamento degli importi pattuiti», si legge negli atti pubblicati dal Corriere.

Bargone è anche accusato di aver emesso una fattura «avente ad oggetto prestazioni professionali mai rese e comunque non rese per l’importo indicato in fattura» con l’obiettivo di evadere le tasse sull’Iva e di «dissimulare il prezzo della corruzione». 

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