Imam all’Università di Torino, Bernini: non si può fare quello che si vuole e trasformare gli atenei in moschee

25 Mag 2024 16:25 - di Bianca Conte
imam università Bernini

Sul caso dell’imam all’università di Torino – dove venerdì (23 maggio ndr) con la presenza dell’imam Brahim Baya, l’ateneo si è trasformato in una moschea improvvisata, con tanto di sermone jihadista e preghiera islamica – è intervenuta oggi dal palco di Trento dove è stata ospite, il ministro Bernini. E ha messo una pietra tombale su recriminazioni e polemiche strumentali, ripartendo da un punto enucleato tra gli altri, nelle scorse ore, per esempio da Roberto Ravello, dirigente regionale di Fratelli d’Italia. Il quale ha sottolineato come: «Se passa il messaggio per cui un’occupazione può impedire l’accesso a studenti. Docenti. E personale universitario; e può, invece, consentire ad un imam di inneggiare alla jihad e all’antisemitismo, è la fine della società per come la conosciamo».

Così, il ministro Bernini, tornando sulla vicenda al Festival dell’Economia, non solo è ripartita da quel nucleo tematico. Ma ha ribadito a chiare lettere il principio della laicità delle istituzioni universitarie, che nulla hanno a che fare, o possono avere a che fare, con rivendicazioni improprie. Accuse di intolleranza o rivendicazioni mirate a sacrificare sul fronte della politicizzazione e dell’ordine pubblico, indicazioni e risposte da immolare sull’altare dell’integrazione.

Imam all’Università di Torino, Bernini: «Non possiamo trasformare gli atenei in moschee»

«I rettori sono i padroni di casa, decidono loro chi entra e chi esce, come gestire l’ordine pubblico all’interno dell’università. Ma ricordiamoci che gli studenti hanno il diritto allo studio, che non significa solo borse e housing, ma utilizzare le università per gli scopi a cui sono destinate: cioè fare formazione, insegnare», ha esordito allora il ministro a Trento. Quindi ha aggiunto: «Siamo assolutamente rispettosi delle proteste e della libera manifestazione di qualsiasi pensiero, anche il più radicale, urticante, o il più lontano dal nostro. Purché queste non trascinino nella violenza. E non ingeriscano nelle attività delle università. Non possiamo trasformarle in luoghi occupati – che sarebbe una distorsione della loro funzione e dovere –. O, soprattutto, in moschee improprie, peraltro in un’aula occupata».

«Nelle università non si può fare quello che si vuole»

E ancora. «Ho detto in modo molto chiaro – ha quindi sottolineato la Bernini – che nelle università non si può fare quello che si vuole. Ho quindi detto ai rettori dell’Università di Torino Stefano Geuna e del Politecnico Stefano Corgnati che avrei sostenuto qualsiasi azione che ribadisse che non si può fare quello che si vuole nelle Università». Concludendo emblematicamente: «Dovremo insegnare che la libertà più semplice da riconoscere è la nostra, ma la vera libertà è quella degli altri».

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