Il punk dei Cccp smaschera i “rivoluzionari” dei collettivi: concerto a scrocco, ma solo con l’ok della Digos
C’è stato grande fermento in Piazza Maggiore, a Bologna, per il ritorno della band più rappresentativa del mondo punk italiano. Alle 19 in punto di ieri si sono aperti i cancelli alle 8700 persone che a 50 euro (più prevendita) si sono accaparrate il biglietto d’ingresso per il ritorno dal vivo dei Cccp-Fedeli Alla Linea. E alla fine la musica e la festa hanno avuto la meglio anche sulle temute azioni di disturbo degli antagonisti del Cua, il collettivo universitario, che avevano annunciato che si sarebbero presentati in piazza per assistere gratis al concerto.
Nella stessa piazza il 1 giugno 1980 si esibirono i Clash: data che passò alla storia per la contestazione degli anarco-punk bolognesi che in realtà, allora come oggi, ebbe scarso successo, con i punk accorsi in Piazza Maggiore che trattarono in diversi momenti Jumpy Velena (Raf Punk) e gli altri contestatori come dei semplici guastafeste. A farne le spese allora furono i gruppi spalla dei Clash, tra cui Ghigo Renzulli, futuro Litfiba (che finirono poi per suonare con gli stessi Cccp) e Raf, presi a sputi e qualche bottigliata. Anche in questa occasione le preannunciate contestazioni sono arrivate dagli stessi agitatori di allora: centri sociali e sempre Velena (che nel frattempo ha assunto l’identità di Helena), che non hanno mai smesso di considerare i Cccp come dei traditori.
Helena Velena, prima manager del gruppo, pensa che far pagar un concerto in Piazza Maggiore sia un furto. “Quel prezzo è una follia. Piazza Maggiore ha un’antica tradizione di concerti gratuiti, fin dall’epoca dei famosi concerti di agosto di ferragosto di Dino Sarti”, ha recriminato, aggiungendo che “i Nomadi, che erano davvero di sinistra, sinceramente comunisti, suonarono gratis e mi sembra un insulto questo concerto”.
Polemiche che non hanno sfiorato il pubblico dei Cccp: il concerto è stato sold out. La fisionomia della piazza ha anche smentito la descrizione dei fan della band come “gente nostalgica dell’ Unione sovietica”. La piazza si è riempita di 40enni emiliano romagnoli che, colle loro maglie rosse con il classico logo Cccp ispirato alla Fiat, con borchie e calze a rete, si sono mostrati per quello che realmente sono: un popolo di punkettoni forse un po’ attempati ma gioiosi, tra vecchie leve e nuovi adepti.
Ma che fine hanno fatto i contestatori dei Cccp? Gli attivisti del Cua (Collettivo universitario autonomo Bologna) che si sono dati appuntamento in Piazza Maggiore con l’intento di non pagare il biglietto d’ingresso, ritenendo “inaccettabile dare un prezzo all’attraversamento di una piazza”, il concerto alla fine lo hanno effettivamente visto gratis, ma entrando regolarmente con il permesso della Digos. A fine esibizione, infatti, è stato dato ordine alla security di farli entrare: anche per evitare scontri, certo, ma hanno comunque accettato di essere perquisiti e via, dentro, per l’ultima mezz’ora di concerto.