Il libro. Così l’élite progressista cancella il sogno americano (con lo zampino di Mao)

5 Mag 2024 9:46 - di Michele Di Lollo

Qui in Italia viviamo una vera e propria guerra culturale dichiarata da parte della sinistra. Una narrazione che va dall’ideologia green, al razzismo al contrario oramai sempre più diffuso. Si respira un’aria pessima. Per molti si intravedono le ombre degli Anni di piombo: un’esperienza che ancora fa paura. Lo vediamo ogni giorno in tv, lo leggiamo sui giornali. Ma a questa onda, legata a doppio filo con il politicamente corretto e la cancel culture, passando per l’antisemitismo, ci si può opporre. Cavalcandola come su di un surf.

È quello che fa oltreoceano Christopher F. Rufo. Intellettuale giovanissimo, classe 1984 con radici che ci portano in Ciociaria, e vicino al partito Repubblicano. Una voce libera che combatte ormai da anni la deriva più becera della sinistra a stelle e strisce. Rufo, oltre a essere regista di coinvolgenti documentari, collabora con vari think tank conservatori come l’Heritage Institute e ha pubblicato di recente un saggio davvero brillante: “America’s Cultural Revolution: How the Radical Left Conquered Everything” (La rivoluzione culturale americana: come la sinistra radicale ha conquistato tutto), ancora non disponibile in Italia, ma acquistabile su Amazon in lingua originale.

Già, perché se questo totalitarismo progressista per molti è un problema, in America va molto peggio. E la questione lì è molto più seria e capillare. Radicale, a tratti estrema. Quella che molti definiscono una rivoluzione culturale (qui scomodiamo Mao Tse Tung) monopolizza il dibattito politico. L’estrema sinistra americana domina soprattutto nelle metropoli e nei college blasonati. Uno scenario distopico. Una lunga marcia iniziata con Barack Obama e che vede contrapposti gli Stati del centro (tradizionalmente repubblicani) e le coste (storiche roccaforti dem). Cancel culture, woke culture, open borders movement, lgbtq movement e così via stanno ridisegnando in modo evidente il futuro di almeno una generazione di americani: i nostri figli. È in questo quadro che si giocherà la partita delle elezioni presidenziali del prossimo novembre. Trump contro Biden. È un derby che metterà a dura prova, sotto stress, la tenuta della società statunitense e la sua liberal democrazia. Sarà un evento che può cambiare la storia dell’Occidente.

Rufo mostra una volta per tutte come i neomarxisti hanno preso il controllo delle istituzioni della sua nazione. Lo spiega bene in una frase: “It’s never been about diversity, it’s about power. Race is the means, marxism is the end” (Non è mai stata una questione di diversità, ma di potere. La razza è il mezzo, il marxismo è il fine). Nel suo libro parte da lontano. Da ciò che accadde negli anni Sessanta in Cina. La rivoluzione di Mao portò al sovraffollamento delle città. I tecnocrati imponevano un cambiamento dall’alto. Chiunque si opponeva veniva internato in appositi centri e rieducato: i laogai. Qualsiasi dissenso affogato nel sangue. Rufo si chiede se sia questo il destino degli Stati Uniti d’America. Spiega: “Cosa potrebbe accadere se in America si espandesse una rivoluzione basata sulle stesse idee, e fosse solo più lenta, più calma e più efficace?”.

È così che racconta come intellettuali e attivisti di sinistra hanno preso sistematicamente il controllo delle istituzioni americane per indebolirle dall’interno. In quelle pagine tratteggia un mood preoccupante che riguarda anche le grandi corporation unite da un’identica idea: quella di inginocchiarsi di fronte a un programma politico di estrema sinistra. Si chiede: perché la razza è l’aspetto principale di cui la ricca élite bianca americana vuole parlare in modo quasi compulsivo? In sostanza, Rufo ci parla di un vertice culturale progressista che non si riconosce negli ideali della civiltà occidentale e fa di tutto, come preso da un insopportabile senso di colpa, per autodistruggersi. Solo cancellando l’Occidente, si potrà superare ogni ostacolo al progresso. Questi giacobini sono il vero pericolo per la liberal democrazia. E qui viene naturale citare un must del pensiero liberale: “La democrazia in America” di Alexis de Tocqueville.

Per Rufo non intervenire al più presto potrebbe consentire alla sinistra radicale di raggiungere il suo obiettivo finale: “Sostituire l’uguaglianza costituzionale con un sistema di ridistribuzione basato sulla razza supervisionato da pericolosi burocrati”. È lo Stato che in nome di una parte politica, il progressismo, impone ciò che è giusto o non è giusto pensare. È il ritorno del totalitarismo sotto altre spoglie. È la condanna per un popolo ribelle. Un’idea di libertà che invecchia e rischia di soccombere. La fine del sogno americano è un uragano che arriva da sinistra dal quale occorre difendersi.   

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