Emanuela Orlandi, spunta una chat del Vaticano: “Dobbiamo eliminare le sue cose e pagare i tombaroli”
“A settembre dobbiamo far sparire quella cosa della Orlandi e pagare i tombaroli. Di questo devi parlare al Papa… Ora che torniamo si lavora all’archivio. E basta giornali e follie varie. Quella roba della Orlandi deve sparire e tu devi fati gli affari tuoi”. Irrompe una chat di dieci anni fa nel mistero sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, la ragazza di cui dal 1983 non si sa più nulla. A parlare è un personaggio più volte coivolto nell’inchiesta sugli affari torbidi del Vaticano, Francesca Immacolata Chaoqui, e il suo interlocutore è il segretario della prefettura degli affari economici del Vaticano, Angel Vallejo Balda. A quell’epoca erano rispettivamente membro e segretario della Cosea, la commissione voluta dal Papa per rimettere ordine negli enti economici della santa sede.
Emanuela Orlandi, una nuova rivelazione
Quella chat è stata depositata in procura a Roma e presso la commissione parlamentare che si occupa del caso della 15enne figlia di un messo vaticano. Oggi quelle conversazioni vengono pubblicate dal Corriere della Sera ma non se ne comprende bene il senso. Ho visto Giani (l’ex capo della gendarmeria che, secondo lo stesso Orlandi) io non credo che sia come dici tu su di lui. Quello che hanno fatto è un reato e lui lo deve sapere. Brucia questa conversazione appena la leggi. Fai le copie almeno di quella cosa della Orlandi e le mando in procura in forma anonima. Questa roba finisce male”. Ed ancora: “!In estate vado a Singapore e capirò di più, quando torno pensiamo a cosa fare e anche il papa sarà più lucido. Buttare tutto per aria e distruggere il Vaticano non ha alcun senso (…) Il Papa sbaglia a gestire questo senza la gendarmeria (…) Questi del georadar della tomba come li paghiamo? Il Papa vuole sapere ma poi? Chi paga? E soprattutto di nascosto chi paga? Avremo anche i soldi della fondazione ma buttarci ora in questa impresa con i giornalisti è pura pazzia…”.
Il chiarimento di Francesca Immacolata Chaoqui
“Ho presentato Laura Sgrò a Pietro Orlandi nel 2017 quando nel mio libro ‘nel nome di Pietro’ citai alcuni fatti riguardanti Emanuela. Il contenuto e le circostanze dei messaggi consegnati da Pietro alla commissione non saranno oggetto di alcun commento da parte mia perché fanno parte di questioni circa cui sono tenuta al segreto di Stato. Mi dispiace solo che il sottofondo non detto sia che qualcuno in Vaticano sappia dove sia Emanuela e non lo dice e non è così”, scrive in un post su X Francesca Chaouqui. ”Non conosco dove sia Emanuela e neanche se la pista di Londra sia vera, non ho alcun elemento che possa avvicinare alla verità, se lo avessi e fosse coperto da segreto comunque non lo rivelerei perché per me la lealtà al Pontefice viene prima di tutto. Quindi inutile coinvolgermi – conclude – Se c’è una verità io non la conosco”.
Il telefonista misterioso era Marco Accetti?
Spunta nuove indiscrezioni anche sull’identità del “telefonista” che aveva chiamato la famiglia di Emanuela Orlandi il 5 luglio del 1983. Ora, una perizia fonica, riporta il Corriere della Sera, dimostrerebbe che la voce dell'”Americano” (che aveva chiamato nello stesso anno anche il cardinale Casaroli in Vaticano), ma anche quella di un certo Mario che aveva contattato la famiglia a fine giugno dello stesso anno, corrisponderebbero a quella di Marco Accetti. L’uomo nel 2013 aveva confessato di essere il responsabile della scomparsa di Orlandi e di Mirella Gregori, altra ragazza sparita nello stesso periodo (40 giorni prima) della cittadina dello Stato del Vaticano. Accetti era stato indagato, ma poi prosciolto.