Da Torino a Treviso cedimenti all’Islam sempre più allarmanti. Ma la sinistra non voleva una scuola laica?

26 Mag 2024 7:30 - di Andrea Venanzoni

Due notizie sembrano assemblarsi tra loro in un affresco potentissimo di schizofrenia politica e culturale. Ci rimandano un quadro grottesco, forse preoccupante ma anche a suo modo tragicamente divertente, perché finalmente ci consentono, entrambe, di urlare che il Re è nudo e che davvero i moralisti di sinistra, i solerti censori dalla vivida morale laicista erano troppo intenti a nascondere i loro scheletri negli armadi altrui per accorgersi di quale livello di degrado si stesse raggiungendo.

Treviso, Dante e gli alunni islamici

La prima vicenda ci arriva da un plesso scolastico di Treviso, dove un docente ha ben pensato di esonerare due studenti di fede islamica dallo studio di Dante. La polemica di alcuni settori islamici contro il Sommo Poeta è nota: all’autore della Divina Commedia non si perdona l’aver conficcato il Profeta Maometto tra i seminatori di discordia, e poco importa che la questione interpretativa sia più complessa di un mero derby religioso, che il capolavoro dantesco, asse portante della cultura italiana, risalga a centinaia di anni fa, rispondendo di sensibilità e temi culturali e religiosi cui nessuno potrebbe pensare di attagliare schemi dell’attualità sic et simpliciter.

Che fine ha fatto lo Ius Culturae?

Incredibilmente l’opera dantesca sembra essere considerata un punto fondante del razzismo, della islamofobia, una riedizione de ‘I diari di Turner’, un episodio grottesco su cui il Ministro Valditara ha giustamente deciso di fare luce inviando gli ispettori ministeriali. Anche perché i programmi scolastici individualizzati su base confessionale difficilmente potrebbero elidere dal loro spettro di studio e approfondimento una figura come il poeta fiorentino, soprattutto per chi, a prescindere dalla fede professata, dovrebbe palesare un qualche interesse nel conoscere gli elementi cardine della cultura del Paese ove ci si dovrebbe integrare.

D’altronde, una vita a cianciare di Ius Culturae da parte della sinistra e poi glaciale silenzio su episodi come questo. Ius Culturae non dovrebbe essere meccanicistica e burocratizzata conclusione di un ciclo di istruzione, ma adeguata formazione di un patrimonio culturale che connetta la persona alla cultura del Paese dove si vive e del quale si ambisce a divenire cittadini.

La preghiera islamica nell’ateneo di Torino

L’altra vicenda è ancora più singolare, a suo modo preoccupante e però rivelatoria del clamoroso, ontologico, strumentale doppio standard morale che nutre la sinistra. In particolare, la sinistra del laicismo esasperato, della lotta al crocifisso in aula, del divieto censorio a Papa Benedetto XVI a la Sapienza nel nome dell’Università laica, a cui partecipò pure qualche Nobel che dovrebbe limitarsi alla propria materia di appartenenza senza avventurarsi in scivolosi territori da Politburo.

A Torino, nell’ateneo occupato dai tumultuanti collettivi pro-palestinesi, si è pensato bene di invitare un imam che kefiah al collo ha intonato la preghiera islamica cui hanno partecipato vari migranti di fede musulmana, per poi lanciarsi in un sermone pro-jihad. Era stato programmato anche un bis stoppato dalla questura torinese. Alla faccia dell’Università laica, plurale, illuminata e illuminista, e pure dei prima citati Nobel che invece in questo caso sono rimasti mutissimi e inerti come macchine ornamentali.

Dobbiamo riscrivere i programmi scolastici?

Il prossimo passo quale dovrebbe essere, così proseguendo? Sostituire i ritratti del Presidente Mattarella con quello di Komheyni? Ammainare i tricolori e le bandiere dell’Unione Europea e sostituirle con l’Ar-Raya al-Islamiyya? Dare una verniciatina ai programmi di studio e di esame e riscriverli conformemente ai precetti islamici?

Leggo che il caso torinese è divenuto un caso politico. Bè, ci mancherebbe altro. È poco che sia divenuto solo un caso politico, perché se non fosse chiaro la ‘resistenza’ palestinese tanto decantata dagli epigoni jihadisti d’Occidente si confonde sovente con l’estremismo confessionale, con le rivendicazioni di riconoscimento della Sharia, e in alcuni casi estremi ma non isolati con il terrorismo.

Chi sono i veri odiatori?

Abbiamo già casi di cittadini stranieri espulsi o in attesa di espulsione per aver soffiato sul fuoco e aver tracimato dalla invisibile linea che separa libertà di espressione e apologia del terrorismo. Abbiamo già ex terroristi confusi tra gli studenti protestatari nelle piazze, come avvenuto a La Sapienza qualche settimana fa.

Pure qui: un doppio standard grande come una casa. Per questi amorevoli profeti della resistenza armata si invoca una libertà di espressione assoluta, intangibile, quasi da ordinamento costituzionale americano, per gli altri, tutti gli sgraditi, da Benedetto XVI a David Parenzo fino a Daniele Capezzone, c’è la sommossa per silenziarli oppure le censure a mezzo stampa e a mezzo salottini, perché in loro, come in tanti altri appartenenti al campo non progressista, si scorge la fisionomia di odiatori, di persone a cui non riconoscere alcuna dignità, alcuna libertà.

Il problema è che chi vorrebbe silenziarli non è nella condizione di poter dispensare patenti di moralità politica e di agibilità nello spazio del dibattito pubblico.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *