Boronat (resistenza cubana): “In Ucraina si salda l’asse Cuba-Russia: il regime manda mercenari, ma il vero obiettivo è l’America Latina”
Un asse Russia-Cuba si è saldato intorno alla guerra in Ucraina. Sul campo di battaglia e, ancora di più, nello scacchiere geopolitico. “Stimiamo che siano 5mila i mercenari cubani che combattono con le truppe russe, a fronte di mille, duemila di tutte le altre nazionalità”, spiega al Secolo d’Italia Maryan Zablotskiy, deputato ucraino che si trova a Roma per denunciare questo aspetto poco conosciuto della guerra e con potenziali ripercussioni che vanno ben oltre i confini del suo Paese. Al suo fianco c’è Orlando Gutiérrez Boronat, portavoce del Cuban Democratic Directorate e membro dell’Assemblea della Resistenza Cubana, che dagli Stati Uniti dà voce all’oppressione del suo popolo e al Secolo racconta le manovre del regime cubano.
Zablotskiy chiarisce che l’intelligence di Kiev ha intercettato questo fenomeno, riuscendo a identificare oltre 250 mercenari cubani, 20 sono quelli caduti sul campo e uno è stato catturato. Con l’aiuto di Boronat cercheranno di interrogarlo, ma il quadro che si delinea è già piuttosto chiaro: l’impiego di queste truppe non riguarda solo e tanto il combattimento – “cinquemila soldati non spostano poi tanto”, sottolinea Zablotskiy – quanto piuttosto il training, la formazione, che questi uomini stanno facendo. Come spore, è lo scenario, saranno poi inviati in altre parti del mondo per agire sul piano dell’intelligence, delle infiltrazioni e della disinformazione. Specie in Paesi dell’America Latina come il Venezuela, il Nicaragua, la Guyana.
Mr Boronat, l’opinione pubblica cubana è informata di quanto accade?
L’altra settimana il presidente cubano è andato a Mosca e ha auspicato il successo di Putin nell’operazione militare speciale. Il regime non sta solo inviando giovani a combattere, con bugie e finte promesse. Il regime cubano sta aiutando la Russia con la diplomazia e false informazioni, per confondere l’America Latina riguardo l’aggressione russa all’Ucraina.
La disinformazione russa passa anche da Cuba?
Non è semplice disinformazione. Il regime cubano sta mandando messaggi all’America Latina, sta collaborando strettamente con la Russia, ha rapporti molti stretti e l’intelligence e i militari russi hanno una presenza molto forte a Cuba. In più, lo scorso anno il regime cubano e la Bielorussia hanno firmato un accordo di collaborazione militare e Cuba ha una significativa presenza di truppe in Bielorussia.
Come si vive oggi a Cuba?
Prima di tutto vorrei dire questo: contrariamente a quello che dice la sinistra, prima del 1959 Cuba aveva una delle più forti economie e uno degli standard di vita più alti dell’America Latina. Il regime comunista ha distrutto l’economia e l’agricoltura per controllare il Paese. Ora il salario medio è di 12 dollari al mese e i cubani a stento sopravvivono. C’è un controllo veramente pressante su tutti gli aspetti economici. I medici cubani vengono mandati in tutti i Paesi del mondo e a loro resta un decimo di quello che percepiscono. Succede anche con questi giovani uomini mandati a sacrificarsi in Ucraina: il regime viene pagato dalla Russia e a loro resta una percentuale veramente ridotta. C’è una forte repressione e nonostante questo nel 2021 sono iniziate una serie di manifestazioni di protesta, che poi sono aumentate. Abbiamo purtroppo molti prigionieri, la maggior parte sono giovani.
Cosa chiedete alla comunità internazionale?
Questa è una domanda molto importante. Il regime cubano vive una crisi profonda, il popolo cubano si sta pacificamente ribellando. Il regime soffre le conseguenze delle sue politiche, ma riceve aiuti economici dall’Unione europea. I maggiori aiuti sono dall’Europa, non dalla Russia o dalla Cina. Non ha senso sanzionare Putin e dare soldi ai collaterali di Putin. Quello che noi vogliamo fare è porre all’attenzione della comunità europea che questo deve finire. Il Parlamento europeo a febbraio ha presentato una risoluzione in cui chiede che non vengano più inviati aiuti al regime cubano e a marzo ha compiuto altri passi, rispetto ai politici e ai diplomatici cubani. Noi crediamo sia molto importante che i soldi europei non vadano più al regime, ma che siano usati per aiutare il popolo ucraino e che vadano davvero al popolo cubano. Questo è il momento di aiutare il popolo cubano e il popolo ucraino interrompendo questi sostegni economici.
Pensa che le prossime elezioni al Parlamento europeo possano aiutare il cambiamento?
Penso che le cose possano cambiare perché i fatti e la verità sono lì. Quei soldi non vanno al popolo cubano, ma al regime e il regime aiuta la Russia contro l’Ucraina. Aiutare in regime in questo modo non è aiutare la democrazia.