Blitz internazionale antiterrorismo, arrestato il superboss della mafia turca Boyun. In manette altri 17
Arrestato a Bagnaia, in provincia di Viterbo, il boss della mafia turca Baris Boyun. Il 40enne di origini curde, già agli arresti domiciliari, è finito in carcere, insieme ad altre 17 persone, nel corso di una vasta operazione interforze di antiterrorismo e anticriminalità, che ha coinvolto anche le autorità turche. Nel mirino la mafia turca radicata in diverse città europee, italiane e nella provincia di Viterbo. Le misure cautelari sono state emesse dal gip del Tribunale di Milano su richiesta dell’ufficio della procura della Repubblica di Milano.
Terrorismo, blitz nel Viterbese, arrestato Boyun
Nei confronti di Boyun, uno degli uomini più ricercati ad Ankara, era stato emesso un mandato d’arresto europeo per omicidio, lesioni, minacce, partecipazione a un’associazione per delinquere e traffico d’armi. Recentemente il presidente turco Erdogan aveva chiesto alla premier Meloni l’estradizione di Boyun, che la Corte d’appello di Bologna e la Corte di cassazione hanno negato.
Terrorismo e traffico di armi e stupefacenti
L’operazione ha permesso di smantellare la rete dei suoi fiancheggiatori. Il boss stava addestrando kamikaze e un giovane esercito per iniziare una “nuova rivoluzione”. I 18 indagati sono accusati, a vario titolo, per associazione per delinquere aggravata anche dalla transnazionalità, banda armata diretta a costituire un’associazione con finalità terroristiche e a commettere attentati terroristici. E ancora detenzione e porto illegale di armi “micidiali” e di esplosivi, traffico internazionale di stupefacenti, omicidio e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Le conversazioni che inchiodano gli arrestati
“È stata sottovalutata la spietatezza e la capacità criminale non solo del Boyun ma dell’intero gruppo criminale. Molteplici dialoghi hanno riguardato minacce con l’uso di armi, gambizzazioni se non addirittura omicidi”. È uno dei passaggi dell’ordinanza di custodia cautelare. “Il pericolo di recidiva si dimostra particolarmente grave in relazione alla molteplicità di illeciti cui il gruppo criminale è dedicato. E la sua preoccupante capacità di operare sul territorio nazionale, europeo e in madre patria. È lo stesso Boyun a spiegare ad alta voce che non intende desistere, neppure dopo che le sue ultime imprese terroristiche sono state bloccate dalla polizia, dall’intento di vendicarsi e colpire i Sarallar e, attraverso loro, il governo turco”.
Per il boss della mafia turca un mandato di cattura internazionale
Una microspia nascosta nel braccialetto elettronico di Boyun restituisce parte dei colloqui intercettati dalla polizia che ha svolto le indagini. Sono “numerosissime” le conversazioni in cui tratta il commercio di armi, in una confessa “di avere a disposizioni armi pesanti in Svizzera”. Più esplicito il dialogo in cui ammette “C’è la fabbrica. Ho il mio produttore d’armi personale. Non li vendo questi, li do ai miei ragazzi”. In una conversazione del 6 marzo del 2024 Boyun si vanta di gestire, attraverso i suoi uomini, “tutto il mercato tedesco”, di poter “vendere anche in Svizzera” e sottolinea che “se venisse in Europa si rafforzerebbe. Il mercato europeo è molto più grande di quello turco. C’è un gruppo italiano, ci sono i serbi. Sono molto forti in Europa”. Le intercettazioni dimostrano inequivocabilmente non solo il suo ruolo di coordinamento, ma anche la sussistenza di collegamenti sul territorio europeo con altri gruppi criminali. E la diretta conoscenza di fonti di approvvigionamento di armi da sparo, da guerra ed esplosivi”.
Nessun attentato programmato in Italia
“Non sono emersi attentati programmati in Italia e nemmeno nei confronti delle nostre istituzioni”. Così in conferenza stampa il neo procuratore aggiunto di Milano Bruna Albertini, titolare dell’indagine che ha portato all’arresto di Boyun. Gli attentati emersi dall’inchiesta riguardano una fabbrica di alluminio in Turchia, poi sventato, un noto ristorante e una gioielleria di Istanbul. Boyun, quando era ai domiciliari a Crotone, è stato oggetto di un attentato organizzato dal gruppo criminale rivale.