Allarme Vermocane, il millepiedi marino infesta le acque del sud Italia: i rischi per l’uomo, i danni alla pesca

30 Mag 2024 17:46 - di Redazione
Vermocane

Vermocane, stiamo imparando a conoscere anche questa specie endemica del Mediterraneo che si sta facendo strada in maniera progressivamente sempre più invasiva nei nostri mari. Detto anche verme caneverme di fuoco o verme di mare, è per l’appunto un verme marino errante. Carnivoro, predatore insaziabile e urticante, è originario della zona tropicale dell’Oceano Atlantico e del Mar Mediterraneo, che in passato popolava soprattutto il canale di Suez, ma poi, tra evoluzione della specie e complice il surriscaldamento globale e le ondate di calore anomalo registrate negli ultimi anni, i vermocani si sono moltiplicati a dismisura fino al punto di arrivare a minacciare al punto in cui siamo oggi le acque di Sicilia, Calabria e Puglia.

Vermocane, un millepiedi marino che se tagliato in due si rigenera

Tanto che gli esperti hanno segnalato l’allarme circa la sua presenza invasiva e la sua prolificazioni nei mari italiani. Un allarme rilanciato nelle scorse ore che alimenta curiosità e inquietudine su un fenomeno su cui si concentrano le preoccupazioni non solo dei biologi marini, ma anche dei numerosi turisti e residenti delle aree costiere del Bel Paese. Vediamo allora chi sono questi vermi marini che ultimamente stanno facendo sentire la loro minacciosa presenza.

È allarme invasione nei mari del Sud Italia: Sicilia, Calabria, Puglia

E partiamo da un dato che ha origine addirittura dalla mitologia greca, secondo cui il vermocane sarebbe un animali leggendario dell’antichità che avrebbe avuto due sembianze: la prima era quella di un cane privo di arti che strisciava. La seconda, naturalmente, quella di un insetto che abbaiava e viveva nell’inferno. Una figura che, esegesi mitologica a parte, nella realtà oggi è di fatto una sorta di millepiedi colorato, lungo in media fra 20 e 30 cm, e che in alcuni casi può raggiungere perfino il metro di lunghezza. Si tratta di un particolare animale marino vorace e aggressivo che vive anche se tagliato in due, autorigenerandosi.

La domanda più opportuna da porsi, allora, diventa: perché il vermocane si sta diffondendo? E quali sono i mari più colpiti in Italia? Interrogativi a cui gli esperti del settore hanno già fornito esaustive risposte. Intanto, segnalando come fa il sito di Blitz quotidiano, che le regioni costiere del Sud Italia sono le più colpite dalla proliferazione dei vermocani. E che le zone di maggiore concentrazione includono «in particolar modo le coste settentrionali e orientali della Sicilia». Segnalano «come aree di alta densità le acque del Mar Ionio e del Mar Tirreno che bagnano la Calabria. E la Puglia, in particolare la regione del Salento, che la fonte citata indica come «particolarmente vulnerabile».

I rischi per l’uomo, i danni alla pesca

Ma quali sono i rischi per l’uomo? E come questi vermocani possono creare danni all’ambiente e agli operatori del mare? Innanzitutto va detto che la specie più longeva studiata fino ad ora aveva 8 anni. E che i loro aculei presentano tossine urticanti che, a seconda della zona del corpo sfiorata, possono provocare bruciore (simile a quello causato dall’ortica) rossore, intorpidimento e prurito persistente, e che per lenire tali effetti potrebbe rendersi necessario ricorrere ad una crema a base di cortisone. Non solo però. Perché come segnala il sito del Tgcom24 a riguardo, «in casi più gravi entrare in contatto con questo animale potrebbe scatenare anche reazioni allergiche e infezioni». Ma la loro azione dannosa per l’uomo non si limita solo al contatto “irritante” o addirittura “infettivo” per le persone. Il vermocane, infatti, sta diventando un problema significativo per l’ecosistema marino in generale.

Vermocane, l’allarme (e le istruzioni) dell’Ogs

Tanto che l’Istituto Nazionale di Oceanografia e di Geofisica Sperimentale (OGS) confermando la minacciosità del vermocane, descrivendoli come «predatori insaziabili» ha allertato su eventuali danni che questi animali marini possono recare alle reti dei pescatori, mangiando tutto il pesce catturato. Pertanto, la loro continua proliferazione rappresenta al momento una grave minaccia per la pesca. E, come riferisce sempre il Tgcom24, «proprio perché ultimamente la loro presenza è stata rilevata anche sugli scogli e a riva, nelle località turistiche del Sud Italia è scattato l’allarme anche per i bagnanti».

Pertanto, per affrontare la diffusione dei vermocani, è stata lanciata una campagna informativa rivolta alla popolazione locale e ai turisti. Il progetto è curato dall’OGS, in collaborazione con le Università di Modena e Reggio Emilia, di Catania e di Messina, ISPRA e l’Area Marina Protetta di Capo Milazzo. Un protocollo con tanto di misure consigliate.

 

 

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