Rolando Rivi, il martire bambino trucidato dai partigiani nel triangolo rosso. FdI: il suo sacrificio esorti alla pacificazione
Aveva appena 14 anni, Rolando Rivi, quando venne rapito. Strappato all’amore della sua famiglia. E poi percosso, seviziato e finito con un colpo di pistola dopo tre giorni di torture. Il suo corpo martoriato venne lasciato in un bosco delle campagne emiliane, con indosso la sola maglia di lana, strappata e insanguinata. La sua unica “colpa”, agli occhi degli aguzzini partigiani in quel periodo dell’aprile del 1945 segnato da troppi odi e divisioni, fu quella di continuare a indossare la tonaca da seminarista…
La commemorazione del Beato Rolando Rivi
Ma lui, anche contro il parere dei suoi cari, non volle abbandonarla neppure dopo la chiusura del collegio dove studiava, decisa proprio per i pericoli e le emergenze che la guerra stava imponendo. E neppure dopo il ritorno nella povera casa dei genitori contadini, a Castellarano. Oggi il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, insieme al capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, in occasione della commemorazione del Beato Rolando Rivi che s’è tenuta a Castellerano nella chiesa di San Valentino, hanno ricordato il martirio di Rolando Rivi. L’eroico sacrificio e il coraggio del “martire bambino” barbaramente trucidato.
Rolando Rivi, il martire bambino trucidato senza pietà
A Piane di Monchio, nel Modenese, sorge una croce: quella croce che invoca la redenzione in nome di una riconciliazione, ma che evoca anche l’orrore scatenatosi nell’aprile 1945 in quelle terre emiliane, quasi a delimitare il suolo consacrato dal sangue di Rolando Rivi. Sul seminarista quattordicenne si avventò una furia cieca che tra furore ideologico anticristiano, mescolato a una violenza senza ritorno, ha lasciato il segno. Per i suoi carnefici che lo hanno giustiziato senza pietà, Rolando non era un ragazzino, ma «un prete in meno». Per altri è stato a lungo comunque una figura ingombrante. Un nome e un storia su cui far calare una coltre di silenzio che si può dire definitivamente dissipata soltanto con il processo canonico, tardivamente introdotto soltanto nel 2006. E poi culminato con la beatificazione di Rolando, celebrata a Modena il 5 ottobre 2013.
Rolando Rivi, Sangiuliano: «Il suo martirio abbia il giusto riconoscimento»
«La vicenda di Rolando Rivi, per evidenti implicazioni politiche, non ha avuto il rilievo che merita. È stato definito il martire bambino e la sua storia deve essere riproposta non per alimentare divisioni, ma per ottenere il giusto riconoscimento – ha esordito Sangiuliano intervenendo alla commemorazione –. È significativo ricordare che la Chiesa cattolica l’abbia proclamato Beato, sottolineandone il martirio, e che una sentenza dello Stato italiano, quella della Corte di Assise di Lucca che nel 1951 condannò i responsabili dell’uccisione. Sentenza poi confermata dalla Corte di Assise di Appello di Firenze. E infine dalla Cassazione, abbia riconosciuto precise responsabilità. Credo che la vicenda umana di Rolando Rivi debba diventare memoria collettiva –ha quindi sottolineato il ministro –. E che ogni anno bisogna celebrarne il ricordo e il suo alto esempio morale».
L’invito di Sangiuliano all’Anpi: «Venga con me nel 2025 sulla sua tomba»
Perché, ha ribadito in conclusione postando un messaggio su X il ministro Sangiuliano, «la vicenda umana di Rolando Rivi deve diventare memoria collettiva e dobbiamo ricordarne il sacrificio e il suo alto esempio morale. Nel 2025, nell’ottantesimo anniversario dell’assassinio, l’Anpi nazionale venga con me sulla tomba del martire».
Foti (Fdi): «Il sacrificio del Beato Rivi invita a una riflessione sulla pacificazione nazionale»
«La commemorazione del martirio del beato Rolando Rivi, seviziato e ucciso nell’aprile del 1945 da un gruppo di partigiani, contribuisce a far riemergere episodi tragici avvenuti sul finire della Seconda guerra mondiale e rimasti nascosti per troppo tempo. Un inquietante silenzio che in molti casi ancora dura fino ai nostri giorni, continua a coprire – arrivando addirittura a negare – una serie di atrocità. Come l’uccisione di dodici religiosi nella sola provincia reggiana tra l’aprile del 1943 e il 1946», ha rimarcato a sua volta il capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera dei deputati, Tommaso Foti, in occasione della commemorazione del martirio del seminarista Rolando Rivi che si è svolta oggi a Castellerano (Re) alla presenza del ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano.
«La violenza da lui subìta è una testimonianza di alto valore civile»
«Nel passato più recente l’atteggiamento di odio della sinistra verso il Beato Rolando Rivi, ha portato al rifiuto della mozione presentata dal centrodestra per l’intitolazione di una rotatoria a Santarcangelo da dedicare alla sua memoria. La violenza subìta da questo seminarista quattordicenne – ucciso per odio ideologico a causa della sua fede e proclamato Beato nel 2013 da Papa Francesco – è una testimonianza di alto valore civile. Il suo sacrificio invita a una riflessione storico-politica e morale su una pacificazione nazionale che Fratelli d’Italia, con la propria azione, non smetterà mai di perseguire», ha emblematicamente concluso Foti.
Romando Rivi: ecco la sua storia
Rolando Rivi, beato della Chiesa cattolica, era nato a San Valentino, frazione di Castellarano, il 7 gennaio del 1931. Il 10 aprile 1945 fu rapito da un gruppo di partigiani comunisti, che costrinsero il ragazzo di 14 anni a seguirli nella boscaglia. Accusandolo di essere una spia dei fascisti, dopo tre giorni di percosse. Umiliazioni. E sevizie, i partigiani lo uccisero a colpi di pistola in un bosco di Piane di Monchio, frazione di Palagano, il 13 aprile del 1945.
La vicenda giudiziaria dei suoi assassini
E ancora. Nel 1951 la Corte di Assise di Lucca condannò i responsabili dell’uccisione, Giuseppe Corghi, che aveva sparato. E Delciso Rioli, comandante della 27ª Brigata Garibaldi “Dolo”, a 22 anni di reclusione. La condanna venne confermata nel 1952 dalla Corte di Assise di Appello di Firenze e diventò definitiva in Cassazione. I due furono condannati per omicidio – in tutti e tre i gradi di giustizia – a 22 anni di carcere. Ma ne scontarono solo 6 per effetto dell’Amnistia Togliatti.
Il processo canonico
Dopo una serie di guarigioni riconosciute come miracolose, il 7 gennaio 2006 è stata aperta dall’arcidiocesi di Modena la sua causa di canonizzazione. Nel maggio 2012, la competente commissione vaticana dei teologi approvò la validità del suo martirio in odium fidei. Il 28 marzo 2013 Papa Francesco autorizzò la Congregazione delle cause dei santi a promulgare il decreto che ne riconosce il martirio. Poi, il 5 ottobre 2013, la cerimonia di beatificazione fu celebrata nel Palazzetto dello Sport di Modena, davanti a migliaia di persone.