Rama furioso con Ranucci: pronto a partecipare a Report ma in diretta sennò lei censura. Basta calunnie

25 Apr 2024 13:39 - di Redazione
Rama Ranucci

Il premier albanese non ci sta: e dopo aver denunciato a chiare lettere che l’inchiesta di Report è piena di “menzogne”, aggiungendo che il segretario della Presidenza del Consiglio albanese, Engjell Agaci, Edi Rama ha risposto nei tempi da lui richiesti dalla trasmissione, ma che le sue risposte non sono state pubblicate. E non prima di aver sottolineato che queste calunnie vengono utilizzate per attaccare il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni a spese dell’Albania, oggi torna sulla questione via social: e aggiorna con una nuova puntata lo scontro con Sigfrido Ranucci e il suo programma su Raitre.

Rama furioso con Ranucci, torna sulla vicenda e tuona: «Pronto a partecipare a Report ma in diretta, basta calunnie»

Il premier albanese, che come noto, nei giorni scorsi aveva contestato il servizio andato in onda su Report sull’accordo tra Roma e Tirana sui migranti, si rivolge direttamente al conduttore della trasmissione con un lungo post su X, nel quale denuncia «calunnie e distorsioni». E attraverso cui si dice «pronto a partecipare alla prossima puntata di Report, a condizione che il mio intervento sia fatto in diretta: poiché non nascondo il timore che dopo averlo registrato in buona fede finisca poi nel tritacarne della vostra censura».

Il lungo post su X di Rama indirizzato a Ranucci

«Caro Conduttore Sigfrido Ranucci, buongiorno! – esordisce Rama –. Siccome ieri durante il suo intervento nella stessa tv albanese di parte, coinvolta già prima di Report nella diffusione delle stesse calunnie poi importate in Italia da Report, lei avrebbe detto che sarebbe stato meglio che la contattassi direttamente, eccomi qui in contatto diretto con lei. Ma sotto gli occhi di tutti. Perché con tutte le distorsioni di una sola e semplice verità che ho avuto la sfortuna, ma anche la fortuna di vivere sulla mia pelle nel giro di appena 72 ore, non ho il coraggio di comunicare con lei senza testimoni».

«Devo onorare la verità calpestata da quel brutale servizio»

Un avvio forte, quello della comunicazione virtuale indirizzata da Rama a Ranucci, che quindi prosegue con il premier albanese che si dice dispiaciuto «che invece di dare retta a mia nonna che diceva errare è umano perseverare è diabolico, lei abbia fatto un altro passo falso. Ma siccome in questo caso non sono io ad aver errato, ho il dovere di perseverare per onorare la verità calpestata da quel brutale servizio. E di non mollare nel difendere l’Albania e le sue istituzioni, incluso il suo ruolo nell’accordo bilaterale con l’Italia che il suo programma ha tutto il diritto di criticare bombardando il governo del suo Paese, ma non ha nessun diritto di farlo infangando con le calunnie il mio Paese e la parola albanese».

E su quell’irrispettoso riferimento alle vittime del Cremlino…

Non solo. Nel lungo post su X, Rama  prosegue: «Dispiace anche che lei paragoni la mia telefonata civilissima come parte lesa del suo operato, a interventi del Cremlino che sarebbero stati compiuti sul suo programma. Almeno per il rispetto che si deve alle vittime del Cremlino, non paragonerei con tanta leggerezza il polonio usato per censurare con la morte gli oppositori scomodi a un intervento telefonico avvenuto a seguito di una censura subita».

Rama sul paradosso di Report: “Prima si censurano le risposte e poi si attaccano i censurati per non aver risposto”

Insomma, il premier albanese è profondamente toccato, irrimediabilmente turbato e furiosamente esacerbato per quanto accaduto con la trasmissione di Raitre. E recrimina ancora, accusando Ranucci di aver «mentito su una lettera di protesta da me annunciata al direttore durante la ormai famosissima telefonata, sostenendo che la lettera non le è ancora arrivata, quando in verità io non ho mai né annunciato tale lettera. E né posso spedire quello che non ho mai annunciato. Essendomi limitato solo ad osservare un accaduto surreale nel suo programma, nel quale prima si censurano le risposte chieste e poi si attaccano i censurati per non aver risposto».

Il premier albanese mette tutti i puntini sulle “i”

E ancora. Rama contesta «la distorsione di quelli che indica come atti giudiziari concernenti mio fratello, poiché tali atti non solo non esistono, ma esattamente questo è già oggetto di una querela giudiziaria per diffamazione qui in Albania. Circostanza che in una trasmissione di investigazione approfondita come lei pretende di realizzare, andrebbe perlomeno menzionata per evitare di riprodurre acriticamente lo stereotipo di un’altra epoca dell’albanese interessato solo agli stupefacenti e di un’Albania corrotta dalla testa e piedi».

Una delle accuse di Rama a Ranucci: «Atti giudiziari inesistenti»

«Dispiace infine – prosegue Rama – che lei non abbia il coraggio di affrontare la semplicissima ragione della mia telefonata al suo direttore, cioè la richiesta di chiarire il motivo di una menzogna presentata non una, ma due volte. Non solo in Italia, ma anche in Albania: cioè che il segretario generale del Consiglio dei ministri non aveva risposto alla vostra richiesta di chiarimenti. Accompagnata poi da una terza menzogna che ha assunto la forma di smentita delle prime due pubblicando le risposte ricevute soltanto sul sito della trasmissione, aggiungendone una quarta su atti giudiziari inesistenti».

«Pronto a partecipare a Report»

Quindi il premier conclude: «Auspicando che quando ha detto che mi vorrebbe nel suo programma per dire la mia non era un’altra menzogna, io mi dichiaro pronto a partecipare alla prossima puntata di Report. Con la sola condizione che il mio intervento sia fatto in diretta: poiché non nascondo il timore che dopo averlo registrato in buona fede, finisca poi nel tritacarne della vostra censura, visti questi significativi precedenti in cui prima censurate, poi insultate senza base e infine accusate di replicare il modello del Cremlino quando semmai ci sarebbe motivo di sospettare il contrario».

«Ma in diretta e senza ostaggi, verità dopo verità…»

Infine: «In ogni caso, ora sono io ad aspettarmi una telefonata sua. Assicurandola che mi troverà disponibilissimo a concordare il nostro confronto pubblico, in diretta e senza ostaggi. Menzogna dopo menzogna, verità dopo verità. Sperando di concludere con un affettuoso abbraccio virtuale con in mezzo un mare tra i nostri punti di vista sul valore della libertà d’informazione, che come lei ha giustamente detto, non ha prezzo».

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