L’anticomunismo di Guareschi sui Rai3: il papà di don Camillo e Peppone raccontato da Sylos Labini (video)

6 Apr 2024 14:27 - di Adriana De Conto
Guareschi Sylos Labini

Arriva un anticonformista vero su Rai3. Arriva un anticomunista doc come Giovannino Guareschi tra gli “Inimitabili” proposti da Edoardo Sylos Labini sulla terza rete Rai, domani, domenica 7 aprile alle ore 23,15. E’ stato il bastian contrario della cultura italiana. Grande scrittore, satirico geniale, inventore di modi di dire passati alla storia come “trinariciuti”, “Contrordine compagni”, “Nel segreto dell’urna Dio ti vede, Stalin no”; papà dei mitici Don Camillo e Peppone. Ha sempre goduto e gode tutt’ora di uno straordinario successo popolare: libri venduti a milioni, film con i mitici Fernandel e Gino Cervi che registrano il boom di ascolti ogni volta che Mediaset (che detiene i diritti) manda in onda i film tratti dai suoi libri. Un successo di pubblico a cui ha corrisposto un ostracismo viscerale della critica che pochi altri scrittori hanno subito. La critica corrosiva al comunismo non gli fu mai perdonata.

L’anticomunismo viscerale di Guareschi su Rai3 (domenica 7 aprile, ore 23,15)

Sarà una puntata imperdibile, dopo il successo ottenuto dalla seconda puntata degli Inimitabili  dedicata a FT Marinetti che ha visto incollati davanti alla tv 535mila spettatori: risultato ottimo per una seconda serata). Guareschi verrà raccontato da Sylos Labini, dal figlio dello scrittore, Albertino, che mostrerà il manoscritto originale della “Favola di Natale”, (nella foto), racconto scritto durante la sua prigionia in un lager tedesco . “Fu il primo a denunciare la tragedia delle foibe”, ci ricorda Sylos Labini. Il primo a rendersi conto che intorno all’antifascismo si stava coagulando odio e violenza”. Guareschi con i suoi Don Camillo e Peppone è infatti di insegnamento alla politica di oggi: avversari ma nemici mai.

Sylos Labini cala il terzo “asso”: l’Inimitabile Guareschi

Nel dopoguerra a sinistra fu giudicato  illeggibile ed insignificante, al punto da essere bollato come “tre volte cretino” da Palmiro Togliatti; venendo poi archiviato, nel luglio 1968, in occasione della morte con un titolo infamante sull’Unità: “E’ morto lo scrittore che non era mai sorto”. Negli anni successivi vi fu uno “sdoganamento” soft. Motivo in più, soprattutto per i giovani, per mettersi davanti la tv e capire chi è stato Guareschi, scrittore di straordinaria umanità e sensibilità; magari andando a comprare i suoi libri. Pietra miliare della letteratura italiana, moderno e conservatore, poco approfondito.

L’internamento in un campo di concentramento

Nato nella Bassa parmigiana (precisamente a Fontanelle di Roccabianca) nel 1908, Guareschi si avvia al giornalismo durante il Ventennio. Nonostante il controllo politico sulla stampa riesce a farsi strada come giornalista e soprattutto vignettista satirico, grazie a Cesare Zavattini, che ne riconosce subito le qualità. Diventa così caporedattore de “Il Bertoldo” fino alla sua chiusura, nel 1943, a causa delle bombe angloamericane che distruggono la sede della Rizzoli. Dopo l’8 settembre 1943, richiamato sotto le armi, viene arrestato dai tedeschi e inviato in campo di concentramento. Rifiuta di aderire alla RSI, perché convinto di dover rispettare il suo giuramento alla Corona. Si fa così quasi due anni di prigionia, dove conia il suo celebre motto: “non muoio nemmeno se mi ammazzano”.

Sylos Labini ci conduce alla scoperta del “bastian contrario” della cultura italiana

Ha vissuto appieno una stagione storica drammatica. Al ritorno in Italia sarà il protagonista di una irripetibile stagione di giornalismo di satira – che gli costerà altre denunce e perfino un anno e mezzo di carcere –: ma che soprattutto avrà un ruolo non secondario nell’orientare parte dell’opinione pubblica contro il comunismo. Che sembrava a un passo da conquistare il potere con il voto democratico. Il suo giornale – “Il Candido” – e i suoi romanzi (poi diventati film) con le avventure del prete di campagna Don Camillo gli valgono fama internazionale. Inevitabilmente “contro”, Guareschi è il tenace difensore del “piccolo mondo”: quella Bassa padana rurale, profondamente cattolica, tradizionalista, fatta di passioni politiche violente e di moti di solidarietà altrettanto accorati.

Nella cornice di Brescello, “Città identitaria”

A raccontare questa nuova, imperdibile “vita inimitabile” gli storici Giuseppe Pardini e Giuseppe Parlato. Poi il direttore del Memoriale di Sandbostel – il lager dove Guareschi trascorse gran parte della sua prigionia come IMI – Andreas Ehresmann. E quindi il giornalista Marco Ferrazzoli, che tanti libri ha dedicato al Nostro, e Alberto Guareschi, figlio di Giovannino. Il tutto nella  cornice di Brescello – Città Identitaria – che ha prestato le sue piazze e le sue vie alla trasposizione cinematografica delle avventure di Don Camillo e Peppone, diventando così il simbolo di quell’Italia dei campanili che il Bastian Contrario della Bassa difese fino all’ultimo giorno della sua vita.

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