Il fantasma di Mussolini evocato ancora nel 2024. E’ ridicolo ma c’è chi gioca con la storia. Una è la capogruppo del Pd

28 Apr 2024 16:22 - di Riccardo Angelini

C’è chi canta Bella ciao e chi depone fiori a Giulino di Mezzegra dove il duce del fascismo fu fucilato. Versione che alcuni storici contestano. Ma chi li sente ormai gli storici? Nel 2024 è la propaganda a prevalere, la memoria distorta, l’esibizionismo anacronistico di saluti romani per i fantasmi. Magari a favor di telecamere, perché qualcuno possa scriverci sopra il prossimo monologo sulla democrazia infestata. Così scorre questo 28 aprile, ricorrenza della morte di Benito Mussolini.

Neofascismo caricaturale e neoantifascismo isterico si tengono insieme. L’uno senza l’altro non ha senso. E si butta a capofitto nella macabra giostra anche Chiara Braga che da Dongo, novella partigiana anche lei, twitta con spirito guerriero. “È ancora questo il momento di resistere. Oggi a #Dongo per dire, ancora e sempre, che l’Italia è #antifascista. Contro chi vorrebbero riscrivere una storia che proprio in questi luoghi ha messo la parola fine alla vergogna fascista”. Sgrammaticatura a parte, c’è da notare questa insistenza tediosa su un argomento che alla fine rischia di rivelarsi un boomerang. Producendo noia e fastidio. 

A Dongo la manifestazione era stata indetta dall’Anpi per contestare i nostalgici (una ottantina) che si sono radunati per commemorare Mussolini. Lo striscione affisso, fotografato e postato da Chiara Braga, recitava: “Noi siamo memoria, voi avete perso”. Ancora vincitori e vinti. La cumbia della noia.

 

La ricorrenza del 28 aprile ha attirato un nutrito gruppo di nostalgici a Dongo, a Giulino di Mezzegra e a Predappio dove circa 150 persone hanno celebrato la ricorrenza della morte di Mussolini. Tra loro anche Orsola e Vittoria Mussolini, nipoti di Vittorio, il figlio maggiore di Benito Mussolini. Con striscioni e labari, si sono radunati di fronte alla chiesa di Predappio e dopo un paio di chilometri hanno raggiunto il cimitero di San Cassiano dove c’è la cripta di famiglia, che per volontà delle pronipoti da un paio d’anni è stata riaperta. Qualcuno ha deposto rose rosse, sono state lette le preghiere dell’ausiliaria e del legionario ed è stato osservato un minuto di silenzio per tutti i defunti.

A Dongo, sotto una pioggia battente poche decine di persone hanno deposto rose rosse davanti alla ringhiera dove furono uccisi i 16 gerarchi. Ringhiera che ancora evidenza i segni dei proiettili. I nostalgici, in giubbotto nero, hanno fatto il saluto romano e gridato “Presente”. Mentre dalla parte opposta, davanti al municipio in cui fu condotto Mussolini dopo l’arresto, c’erano circa 250 manifestanti di Anpi, Pd, Movimento 5 Stelle e altre associazioni, che hanno rumorosamente contestato con bandiere, striscioni, canti, cori e fischietti.

Erano invece duecento i nostalgici che hanno partecipato a Giulino di Mezzegra alla commemorazione di Benito Mussolini e Claretta Petacci, nel luogo in cui furono fucilati. Alle 11.30 nella chiesa parrocchiale di Mezzegra è stata celebrata la messa dal parroco don Ferruccio Ortelli; quindi i partecipanti, molti in giubbotto nero, dopo un omaggio al monumento ai Caduti sono scesi inquadrati in fila per tre sino davanti al cancello di villa Belmonte a Giulino, dove la storiografia ufficiale colloca il luogo dell’esecuzione e dove una lapide ricorda l’evento. Anche qui è stato fatto il saluto romano e si è alzato il grido “Presente”.

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