Focus. Legge contro i crimini d’odio: è già boom di denunce. Scozia come la Ddr?

12 Apr 2024 7:30 - di Federico Cenci

Piovono polemiche in Scozia, dove lo scorso 1° aprile è entrata in vigore la legge che punisce i “crimini d’odio”. L’Hate Crime Act – questo il nome – estende le norme esistenti, affiancando agli atti di matrice razzista, già penalmente perseguiti in tutto il Regno Unito sin dagli anni ’80, i comportamenti “minacciosi e abusivi” diretti a incitare odio sulla base dell’età, della disabilità, della religione, dell’orientamento sessuale o dell’identità transgender. La pena può arrivare fino a sette anni di prigione.

Reato d’opinione

Diversi politici d’opposizione, ma anche alcuni esponenti della società civile sono insorti. Il rischio – avvertono – è che questa novità legislativa, voluta dal governo progressista guidato da Humza Yousaf, possa minare la libertà d’espressione: più che un deterrente nei confronti di atteggiamenti che minano la pacifica convivenza, si tratta – osservano – di un reato d’opinione. Costoro evidenziano il pericolo che si possa finire dietro le sbarre, ad esempio, se si contesta l’ideologia gender. Guai, insomma, ad affermare che, malgrado l’autoidentificazione individuale, un uomo resta un uomo e che una donna resta una donna. Sugli scudi la scrittrice di fama J. K. Rowling, autrice del best seller Harry Potter, le cui dichiarazioni in favore dell’identità sessuale biologica le erano già costate accuse e persino violente minacce.

La resistenza di J.K. Rowling

Appena entrata in vigore la legge sui “crimini d’odio”, la romanziera non ha mancato di alzare nuovamente la propria voce di dissenso. Per la Rowling «la libertà di parola e di opinione sono al capolinea in Scozia se l’accurata descrizione del sesso biologico è considerata criminale». La scrittrice, che vive a Edimburgo, ha scritto di trovarsi momentaneamente fuori dal Paese, aggiungendo: «Ma se ciò che ho scritto qui si qualifica come un reato in base ai termini della nuova legge, non vedo l’ora di essere arrestata quando tornerò nel luogo di nascita dell’Illuminismo scozzese» L’autrice di Harry Potter, dunque, non intende arretrare di un millimetro, assurgendo così a eroina di chi si batte per il diritto di esprimere liberamente le proprie opinioni.

Incertezza giuridica

Ad alimentare i timori che questa legge possa intaccare la libertà d’espressione è l’incertezza giuridica. Se, da un lato, alcuni fautori della norma provano a gettare acqua sul fuoco rassicurando i critici, dall’altro fluttuano le parole di uno dei ministri scozzesi, Siobhan Brown, la quale ha detto che spetta alla polizia stabilire se il cosiddetto “misgerending” (cioè rivolgersi a una persona con pronome che non corrisponde alla sua identità di genere) costituisca un crimine. È proprio un memorandum del Parlamento scozzese, infatti, ad ammettere che «non esiste un’unica definizione accettata di crimine d’odio».

Boom di denunce

Intanto, a pochi giorni dall’entrata in vigore della legge, in Scozia sono state registrate tra le 3mila e le 4mila denunce. Gli agenti «sono sopraffatti», ha annunciato David Kennedy, segretario generale della Federazione scozzese di polizia (Spf). «Non c’è tregua», ha rincarato, tanto che si è reso necessario ricorrere in larga misura agli straordinari. L’afflusso di telefonate è imponente, basti considerare che la legge riguarda anche le conversazioni private. Qualcuno agita cupi parallelismi con la frenesia delatoria della Germania dell’Est ai tempi della Ddr. È forse questo il modello di società cui aspirano gli esegeti, non solo in Scozia, di una bulimia dei reati d’opinione?

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