Divieto di fumo all’aperto a Torino, la norma getta nel panico ristoratori e baristi: ora come ci regoliamo?

17 Apr 2024 19:01 - di Redazione
divieto fumo all'aperto

Mentre il parlamento britannico vota a favore del piano di governo che punta a istituzionalizzare una generazione “smoke-free“, con un disegno di legge annunciato dal primo ministro conservatore Rishi Sunak lo scorso anno, e che renderà illegale la vendita di sigarette e quant’altro affine a chiunque sia nato dopo il 1° gennaio 2009, a Torino si comincia a prendere le misure col divieto di fumo all’aperto ad una distanza inferiore di 5 metri da altre persone. Ma la pratica della delibera torinese è tutt’altro che risolta.

Divieto di fumo all’aperto a Torino: l’associazione dei pubblici esercizi indica le criticità che comporta

Torniamo a Torino, allora, dove in una nota Vincenzo Nasi, presidente dell’associazione torinese dei pubblici esercizi Epat Ascom, evidenzia le problematiche inerenti il nuovo divieto di fumo all’aperto e le sue applicazioni pratiche. Osservazioni con cui, partendo dal presupposto che premette: «Siamo sicuramente favorevoli ad una sempre maggior tutela della salute delle persone», si eccepisce anche che «quanto apprendiamo dai giornali sull’imminente divieto di fumo all’aperto sta generando molte domande e dubbi tra gli operatori».

I dubbi e le domande degli operatori

In particolare, relativamente alla menzione della libera che indica il divieto di fumo in ogni luogo all’aperto ad una distanza inferiore di 5 metri da altre persone, senza il loro consenso esplicito, la nota Epat Ascom osserva che «questo significa includere anche i dehors dei ristoranti e dei locali. Una norma che lascia interdette le categorie commerciali interessate, dal momento che non esplicita come avverrà l’applicazione nei luoghi di ristoro all’aperto. E quali sono i doveri e le responsabilità degli operatori».

Chi controlla il rispetto della nuova norma tra i clienti al tavolo di un dehor?

E aggiunge: «Se alla fermata del bus nessuno controllerà se il divieto venga rispettato, tra i tavoli di un dehors chi dovrà controllare sarà naturalmente l’esercente, andando ad aggiungere un ulteriore onere e una nuova difficoltà a quelle già esistenti. La pratica dell’obbligo di consenso tra i clienti, inoltre, rischia di generare tensioni e conflitti tra i clienti da dirimere, che si aggiungono alle molteplici sfide già presenti nella gestione giornaliera – prosegue Nasi –. Un confronto preventivo con gli operatori avrebbe fatto affiorare fin da subito le difficoltà di questa norma».

Divieto di fumo all’aperto, ristoratori e gestori di locali in ambasce

Sottolineando contestualmente che «le categorie dei ristoratori e di gestori di locali sono assolutamente disponibili a dare il proprio contributo per definire meglio le forme di applicazione e di controllo della norma per gli aspetti che li riguardano, auspicando che la Città voglia riconsiderare il testo e la disposizione con l’obiettivo di arrivare ad una norma chiara. Effettivamente realizzabile. E non foriera di dubbi ed oneri che in impossibilità di pubblici controlli, scarichi le responsabilità solo sugli operatori che utilizzano spazi all’aperto per la loro attività».

 

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *