Di Cesare si sente una vittima: prima insulta, poi si lagna della querela. “Contro di me una fatwa”

8 Apr 2024 14:40 - di Redazione
Di Cesare querela

“Stiamo assistendo a un’Orbanizzazione dell’Italia, è una china pericolosa che non può passare sotto silenzio”. Sono parole della docente Donatella Di Cesare, quella che sognava la stessa rivoluzione della brigatista rossa Barbara Balzerani, pronunciate durante una conferenza stampa della Fnsi.

Si sente imbavagliata, la docente di filosofia teoretica, e afferma che a suo avviso le querele sono forme di repressione. “Queste denunce sono vere e proprie epurazioni che mirano a mettere fuori gioco gli intellettuali che esercitano una critica politica dura. Si lancia la fatwa contro chi non si vuole più vedere in pubblico”.

“Tutti hanno (ancora?) il diritto di manifestare il proprio pensiero”, dopo le querele presentate da parte della premier Meloni e da alcuni esponenti del governo contro diversi intellettuali per le opinioni espresse. “Il filo che le lega queste denunce è una strategia politica scelta da questo governo: si tratta di palesi intimidazioni volte a cancellare ogni forma di dissenso, in un momento di forte disorientamento politico si tenta di spegnere le voce scomode”, ha spiegato Di Cesare.

Lei stessa infatti è stata rinviata a giudizio dopo una querela per diffamazione presentata dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. “E’ inconcepibile trascinare qualcuno in tribunale per questioni culturali e politiche per le quali invece si dovrebbe aprire un dibattito”, ha aggiunto Di Cesare, “rifiutare il dibattito significa stigmatizzare l’avversario come nemico da trattare con misure punitive”, ha sottolineato.

La “povera” Di Cesare aveva affermato che Lollobrigida era un “neohitleriano”, dunque un nazista. E che dibattito c’è da intavolare? Se Hitler era il demonio, il male assoluto, la personificazione della crudeltà, dire a uno che è neohitleriano significa insultarlo. Punto.  Se la strategia è quella di demonizzare l’avversario quest’ultimo si difende con gli strumenti che la legge mette a disposizione. Altro che dibattito… In caso contrario non vi sarebbe proporzione: uno insulta e l’altro incassa. E no. A meno che non si voglia far passare il concetto che dare a uno del nazista sia un innocente gioco dialettico, con un’etichetta in fondo innocua, perché i nazisti erano “brave persone”. E’ questo che vuole la Di Cesare?

 

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