Crosetto: “Ritengo improbabile che Israele si fermi. Netanyahu non forzi le regole del diritto internazionale”
“Ritengo improbabile che Israele si fermi”. E’ il ministro della Difesa, Guido Crosetto, con il realismo che lo contraddistingue, a ragionare in una lunga analisi sull’attacco dell’Iran ad Israele che apre scenari instabili. Intervistato dal Corriere della Sera e, nella serata di domenica, da Del Debbio a “Dritto e Rovescio“, il ministro alla domanda se gli appelli arrivati dal G7 alla de-escalation potranno essere accolti, risponde con pragmatismo. «Noi lo auspichiamo e lavoriamo per questo, ma non è così facile. Ritengo improbabile che Israele si fermi, viste le proporzioni dell’attacco iraniano. Come non si è fermato di fronte alle nostre richieste di una tregua a Gaza, per salvaguardare le vite dei civili. Quindi mi aspetto un’ulteriore risposta».
Crosetto al “Corriere”: “Ritengo improbabile che Israele si fermi”
Giudica l’attacco iraniano “gravissimo”. “Credo di fare un’analisi obiettiva: l’Iran ha attaccato Israele come rappresaglia alla bomba del 3 aprile al suo consolato in Siria. Che ha ucciso un generale di grande spicco a Teheran, ma anche di collegamento con Hamas. Hanno utilizzato 250 droni, 100 missili balistici e 50 da crociera. Un attacco gravissimo e senza precedenti. Il 99% di tutti questi sistemi di attacco sono stati intercettati e abbattuti dal sistema di difesa aerea e contraerea israeliano. Con l’aiuto di americani, britannici e giordani. I danni sono stati limitati, l’attacco era stato annunciato da tempo ed ha consentito di far preparare la difesa. Oggi l’Iran lo ha considerato concluso”. A questo punto si augura che la risposta che sceglierà Israele -“perché risposta prevedibilmente ci sarà”, sia quella meno dura.
Attacco dell’Iran, Crosetto: “Le due opzioni di Israele”
“Quindi mi aspetto un’ulteriore risposta. – ha continuato Crosetto – . Quando, lo vedremo solo nel momento in cui avverrà. Quale, oscilla tra due opzioni. Israele sa di non poter accettare che Teheran diventi una potenza nucleare. Perché cambierebbero totalmente gli equilibri nell’area e ne nascerebbe un vulnus decisivo alla propria sicurezza. I falchi al governo considerano questa un’occasione imperdibile per colpire i reattori nucleari dell’Iran; anche perché, pur non essendo disponibili ad intervenire direttamente, gli Usa hanno appena stanziato i fondi per sostenere i loro sforzi militari ed hanno dichiarato il loro totale appoggio”. C’è un’ipotesi meno dura: «Netanyahu sa bene – è il ragionamento di Crosetto- che il suo stesso Paese è diviso. E sa che una reazione sproporzionata — che andasse a colpire i reattori nucleari iraniani (…) — spaccherebbe anche il mondo arabo. Mettendo a rischio l’intero processo di dialogo e stabilizzazione che a loro interessa, a partire dall’Arabia Saudita».
“Una reazione sproporzionata spaccherebbe il mondo arabo”
L’auspicio di Crosetto è che Netanyahu non forzi “le regole del diritto internazionale”. Perché quando ciò accade “ci si mette contro le opinioni pubbliche del mondo. E, proseguendo su questa strada, non si fa il bene dei propri figli, di chi verrà in futuro e della stessa sicurezza e saldezza dello Stato di Israele». Crosetto osi è detto “non pessimista”, ma “stanco”. “Un allargamento del conflitto sommato a quello che succede in Ucraina con la Russia non è un rischio per l’Italia, è un rischio per il mondo. C’è un equilibrio instabile nel mondo, noi abbiamo bisogno di tutto tranne che le guerre si incrementino: abbiamo bisogno di tregua sia in Ucraina che a Gaza; di ricostruire i rapporti tra le nazioni e di abbandonare la guerra. Parliamo ogni giorno di guerra, non eravamo abituati: io vorrei che questa parola scomparisse e dobbiamo lavorare per questo”, ha detto in trasmissione a ‘Dritto e Rovescio’ su Rete 4 su un rischio dell’Italia se ci fosse l’allargamento del conflitto.
I rischi per i nostri contingenti
«L’Italia è in quell’area all’interno di coalizioni internazionali che non sono in guerra ma operano per la pace. Ad oggi i rischi dei nostri contingenti in Iraq e Kuwait sono immutati; mentre aumentano quelli in Libano e in Mar Rosso, anche se le nostre truppe non sono degli obiettivi per nessuno dei contendenti che anzi le rispettano. Siamo in contatto con tutte le altre forze Unifil, monitoriamo, ma i rischi sarebbero dati da incidenti occasionali, non da atti intenzionali contro i nostri contingenti. I nostri militari lo sanno benissimo».