Acca Larenzia, Valentina Mira, il libro, le polemiche, il Secolo d’Italia: facciamo un po’ di chiarezza

14 Apr 2024 12:16 - di Annalisa Terranova

La nuova piccola star dello Strega da centro sociale, divenendo ahilei nota per aver maneggiato con malagrazia la morte di giovani vittime dei luttuosi anni Settanta (i tre di Acca Larenzia e il militante di Lotta Continua Mario Scrocca), oggi su Repubblica lamenta gli attacchi ricevuti (che le stanno consentendo di vendere copie di un libro altrimenti destinato a scarsa fortuna letteraria) e fa un accenno a me, vicedirettrice del Secolo. Che lei avrebbe conosciuto per avere partecipato a una diretta in cui si accusa la sorella di Giulia Cecchettin. Circostanza falsa: io ho semmai organizzato una diretta per Giulia in cui sono stati letti brani dedicati alle donne vittime di violenza. Ma può essere che lei, trentenne, abbia memoria più corta di me che sono sessantenne (a proposito, era lei che scriveva nel 2015 contro Laura Boldrini su una testata vicina alla destra?). Memoria, la sua, sicuramente infarcita di pregiudizi e rancori tenaci: ma lasciamoglieli pure coltivare se la cosa la fa sentire dalla parte “giusta” della storia. In genere sono i fanatici a sentirsi così, dalla parte giusta. Il che non vuol dire non scegliere una parte, ma sceglierla senza la sciatteria della tricoteuse.

Lei scrive che il Secolo l’ha attaccata prima che il libro uscisse. Era chiara del resto l’operazione di cui l’Espresso dava notizia nel gennaio di quest’anno, annunciando l’uscita del suo libro,  in contemporanea con l’anniversario della strage di Acca Larenzia. Costruire una contronarrazione che togliesse ai “fascisti” agibilità nell’immaginario politico, dove quella strada e quel cortile divenissero i luoghi delle ombre nere e dei saluti romani e non il triste teatro di un massacro di guerriglieri rossi, quelli della parte “giusta” della storia. Un massacro di innocenti, non di carnefici o sparatori e altre fesserie che nel libro abbiamo letto. Ci vogliono poche ore, del resto, per arrivare dall’inizio alla fine scorrendo, frasetta dopo frasetta (devo riconoscere emotivamente coinvolgente la parte sulla vita e la morte di Mario Scrocca) stile Zerocalcare al proclama finale: “Finché ci forzeremo alla retorica del dialogo, del perdono in assenza di presa di responsabilità, e della pacificazione a tutti i costi, noi saremo in profondo, profondissimo pericolo. E di certo uno dei motivi per cui ho scritto questo libro è la necessità di stroncare quella retorica. Mi interessa, sì, che i fascisti non ottengano il perdono di nessuno“.

E’ ancora un tratto tipico delle personalità fanatiche e intolleranti questo “mostrificare” il nemico (poi qui c’è anche un vissuto personale ad alimentare fiammate di animosità). Questa tendenza a vedere nel prossimo non persone, non uomini e donne, ma “fascisti” (che poi se capita che vengano ammazzati, pazienza). Mi ha colpito che l’autrice non faccia mai i nomi all’inizio, dei morti di Acca Larenzia (i nomi vengono fatti solo alla fine, ma dal figlio di Mario Scrocca, Tiziano). Sono solo fascisti. Numeri. Entità astratte. Li hanno ammazzati. Bè, capitava. Che vuoi che sia. Non meritano neanche di essere nominati, figuriamoci se meritano di essere ricordati ( a proposito: io non sono mai andata a fare saluti romani ad Acca Larenzia, tanto per essere chiara). E no: ciò non ha a che fare con l'”osceno” vittimismo dei camerati. Ciò ha a che fare con il rispetto. Se maneggi storie di vittime e ti manca ogni forma di pietas, puoi solo sperare che qualche fanatico ti spinga il tuo libro per motivi politici, strumentali, perché ridare vigore all’odio antifascista al momento serve a una sinistra disastrata.

E’ quello che è accaduto e che sta accadendo. E l’autrice del libro di cui parliamo è complice di questa operazione. Non saprei dire nemmeno se ne sia cosciente, ma al limite questi sono fatti suoi. Le persone accecate dall’odio sono sempre poco interessanti. Sono un po’ gli eredi dell’abate Arnaud Amaury ispiratore della crociata contro gli Albigesi. Il nemico non ha sfumature. “Uccideteli tutti, Dio riconoscerà i suoi”. I fanatici non scorgono le sfumature. E magari vincono anche premi letterari.

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