25 aprile, Mattarella e Meloni all’Altare della Patria. La premier: “La fine del fascismo pose le basi del ritorno della democrazia”

25 Apr 2024 11:34 - di Ginevra Sorrentino
25 aprile Meloni

Mentre davanti alla Piramide di Ostiense, le contrapposte fazioni dei sostenitori della Palestina e quelli della Brigata ebraica si fronteggiano con reciproche provocazioni urlate con slogan e accuse reciproche, e minacciosi tentativi di sfondamento dei presidi di polizia – chiamando gli agenti a un complicato lavoro di gestione dell’ordine pubblico – dal fronte istituzionale arrivano all’Altare della Patria il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la premier Giorgia Meloni, accompagnati dai presidenti del Senato, Ignazio La Russa, della Camera, Lorenzo Fontana, e della Corte costituzionale, Augusto Barbera. E ancora: dal ministro della Difesa, Guido Crosetto e dalle alte cariche militari. Tutti presenti alla deposizione della corona d’alloro al sacello del Milite ignoto per la rituale cerimonia commemorativa.

25 aprile, l’omaggio di Mattarella e Meloni all’Altare della Patria

Il Capo dello Stato, che non rinunciò all’omaggio al Vittoriano neanche durante il lockdown, quando si recò da solo a piazza Venezia, si sposterà ora a Civitella in Val di Chiana, in Toscana, scelta quest’anno per la celebrazione del 25 aprile, dove nel 1944 i nazisti trucidarono 244 persone. La giornata si concluderà nel pomeriggio al Quirinale, con l’udienza ai rappresentanti delle Associazioni d’Arma. Immagini, allora, quelle del Capo dello Stato che da solo scala i gradini del Milite Ignoto durante il lockdown per l’epidemia di Covid, entrate nell’immaginario per la forza evocativa che spigionano.

Immagini che stridono con le scene di violenza di piazza di questa mattina, tra chi tenta ignobilmente di strumentalizzare la commemorazione della Liberazione d’Italia dall’occupazione, nelle piazze del Paese, come sui media. Una propaganda ininterrotta che, dalle fila della politica. Dai pulpiti intellettuali e accademici. Ma anche tra militanti e attivisti sfegatati in azione, non accenna a smettere di voler veicolare la storia e i suoi simboli. Forzandone un’attualizzazione strumentale e deformante, in un presente completamente diverso.

Meloni: «Ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari»

Immagini, quelle di Mattarella che in solitudine va a rendere omaggio al Vittoriano, che la stessa Giorgia Meloni ha voluto ricordare sui social, postando emblematicamente sui suoi profili: «Nel giorno in cui l’Italia celebra la Liberazione, che con la fine del fascismo pose le basi per il ritorno della democrazia, ribadiamo la nostra avversione a tutti i regimi totalitari e autoritari. Quelli di ieri, che hanno oppresso i popoli in Europa e nel mondo. E quelli di oggi, che siamo determinati a contrastare con impegno e coraggio. Continueremo a lavorare – conclude la premier – per difendere la democrazia e per un’Italia finalmente capace di unirsi sul valore della libertà. Viva la libertà!». Parole forti e un messaggio netto che speriamo almeno questa volta arrivino chiaramente. Soprattutto, che vengano recepiti una volta per tutte da chi ascolta, ma non vuol sentire per strumentalizzarne a proprio uso e consumo il significato e il suo potenziale.

 

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