Trump incassa il sì della Corte Suprema: può correre per la Casa Bianca. “Una grande vittoria per l’America”
“Grande vittoria per l’America!!!“. Così a caratteri cubitali, Donald Trump esulta, su Truth Social per la sentenza della Corte Suprema che, all’unanimità, ha accolto le ragioni del suo ricorso, bocciando la sentenza della Corte Suprema del Colorado che l’escludeva dalla scheda elettorale delle primarie repubblicane di domani per il suo ruolo nell’assalto al Congresso. Come era previsto, la Corte Suprema ha bocciato la sentenza del Colorado che escludeva Donald Trump dalla scheda elettorale delle primarie nello stato per il suo ruolo nell’assalto al Congresso. “Il giudizio della Corte Suprema del Colorado non può essere confermato, tutti i nove membri della Corte condividono” questa opinione, si legge nella sentenza, che sottolinea quindi che la decisione di confermare l’eleggibilità dell’ex presidente è stata presa all’unanimità. Le primarie in Colorado si svolgono domani, nell’ambito del Super Tuesday.
Trump vola verso la Casa Bianca
L’ex presidente Trump ha contestato la decisione del Colorado con diversi argomenti” si legge ancora nella sentenza, che evidenzia che il motivo principale che ha spinto i giudici a bocciarla è il fatto che “la Costituzione affida al Congresso, piuttosto che agli Stati, la responsabilità di applicare la sezione 3 contro i funzionari federali e candidati“. Il riferimento al fatto che l’ineleggibilità di Trump era stata sancita sulla base dell’interpretazione della sezione 3 del 14esimo emendamento, varata dopo a Guerra Civile per impedire agli ex leader della Confederazione, colpevoli di insurrezione, di tornare a candidarsi. Con questa decisione della Corte sono destinate ad essere annullate le decisioni analoghe a quelle del Colorado prese dalle autorità elettorali del Maine e da un giudice dell’Illinois, che avevano accolto le istanze presentate da un movimento nato nei mesi scorsi per fermare la candidatura di Trump per il suo ruolo nell’insurrezione contro il Congresso.
“Noi concludiamo che gli Stati possono squalificare persone candidate e cariche statali, ma gli Stati non hanno potere, sulla base della Costituzione, di applicare la sezione 3 per quanto riguarda gli incarichi federali, in modo particolare la presidenza”, argomentano i sommi giudici, evitando di entrare nella questione della partecipazione o meno di Trump ad un’insurrezione.