Serra ironizza sull’Aquila capitale della cultura 2026. “Questi parlano di multiculturalità, ci copiano?”

15 Mar 2024 16:25 - di Redazione

Michele Serra stava lì pronto a catturare qualche svarione lessicale, qualche caduta di stile, insomma qualche scivolone della destra cafonal, quella de panza e sostanza. L’Aquila, feudo meloniano, sindaco nero, sarà capitale italiana della Cultura per il 2026. Riflettori accesi per scovare eventuali sbavature. Con la missione di fare la solita caricatura. Invece Serra è rimasto male, e lo scrive nella sua rubrica su Repubblica.

Colpisce leggere che gli intendimenti dell’Aquila, espressi nelle carte presentate per la candidatura, siano così declinati, in cinque punti: multiculturalità, multiriproducibilità, multidisciplinarietà, multinaturalità, multitemporalità. Vengono le traveggole solo a leggerle, sembrano il parto della più efferata cultura di sinistra, parolaia e vaga, velleitaria, illeggibile. Cose da pierre, cose da comunicazione modaiola“.

Ma come? – prosegue – Noi qui ad aspettare, sia pure da spettatori pronti alla critica e financo al pernacchio, la restaurazione dei bei tempi andati, le tradizioni in palmo di mano, la lenticchia e la patata, gli arrosticini e le volarelle (e Lollobrigida benedicente)… E invece: questo multi-blabla? Manca solo qualche cenno alla trasversalità e a qualche work in progress. Ma siamo impazziti? Vogliamo una destra di destra (possibilmente non manesca, ma di destra). Diffidiamo delle imitazioni“.

Il senso? A loro piace la destra di destra sulla quale ricamare battute e satira, quella che li rassicura e li fa sentire più progrediti e colti, più consapevoli e umani, più inclusivi e istruiti. In assenza di ciò si sentono disorientati ma ricorrono comunque all’insinuazione: non ci starete mica copiando, eh?

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