“Sandokan pentito, un successo dello Stato. Lui è come Buscetta”. Intervista a Simone Di Meo, giornalista minacciato dai clan

29 Mar 2024 13:11 - di Luca Maurelli

A 70 anni, si è pentito il boss dei Casalesi Francesco Schiavone. Soprannominato Sandokan, è ritenuto uno dei fondatori della sanguinaria camorra della provincia di Caserta. A riportare la notizia è il quotidiano Cronache di Napoli. Ai familiari di Schiavone – originario di Casal di Principe – è stato offerto di entrare nel programma di protezione riservato ai familiari dei collaboratori di giustizia, come avvenuto già nel 2018, quando a pentirsi fu il figlio Nicola Schiavone. Ergastolano, detenuto da anni al 41 bis, Francesco Schiavone è in carcere ininterrottamente da 26 anni: è stato arrestato nel 1998. Da principale imputato, è stato condannato nel maxi processo Spartacus.
Ne parliamo con Simone Di Meo, giornalista e scrittore, esperto di camorra e più volte minacciato dai clan. Di lui va segnalato anche il “duello” a distanza con Roberto Saviano su alcune parti del libro “Gomorra” che secondo le sentenze sarebbero state plagiate da articoli di Di Meo senza la citazione della fonte.

Chi è Francesco Schiavone, “Sandokan”: più un simbolo, una figura leggendaria, o un boss potente ancora oggi?

“Sandokan è certamente un simbolo che nelle martoriate terre di camorra ha assunto i contorni del mito criminale. Difficile che possa essere al corrente degli ultimi sviluppi della camorra a Casal di Principe e in provincia di Caserta, considerato che si trova in carcere al 41bis da decenni. È certamente però uno dei pochissimi, insieme a Michele Zagaria, Francesco Bidognetti e Antonio Iovine, a conoscere le origini del clan dei Casalesi, a cominciare dalla misteriosa scomparsa, e secondo alcuni scomparsa non è, di Antonio Bardellino. Sandokan conosce inoltre i segreti relativi all’impero economico dei Casalesi, elemento questo che rappresenta ancora oggi l’elemento di forza della cosca. Da un punto di vista simbolico Sandokan è per il clan dei Casalesi quello che Totò Riina o Bernardo Provenzano hanno rappresentato per Cosa Nostra”.

Il suo è un vero pentimento? E dovuto a cosa?

“La famiglia Schiavone ha già vissuto l’esperienza del pentimento di altri esponenti di primo piano del gruppo, come gli stessi figli Walter e Nicola o come Carmine Schiavone. Sandokan quindi ha avuto modo di riflettere a lungo sulla convenienza di questa decisione che deve essere sempre letta e considerata alla luce delle ‘trattative’ che in casi del genere si instaurano tra il pentito e l’autorità giudiziaria. È ancora troppo presto per poter dire se si tratti di un pentimento genuino o se invece nasconda una finalità occulta. È chiaro che l’effetto esplosivo delle dichiarazioni di Sandokan, ancor che riguardanti fatti ormai vecchi, hanno lo stesso valore e la stessa potenzialità esplosiva di quelle di Tommaso Buscetta. I Casalesi non sono semplicemente il gruppo camorristico e spietato della provincia di Caserta ma rappresentano, insieme all’Alleanza di Secondigliano, le propaggini campane della mafia siciliana. I Casalesi sono a tutti gli effetti mafiosi, e il patrimonio di conoscenze di Sandokan facilmente potrebbe estendersi oltre i confini della nostra regione”.

È un colpo al clan dei Casalesi?

“Senza dubbio è un colpo quasi mortale al clan dei Casalesi. Bisognerà però capire non solo come verrà gestita la collaborazione ma anche il grado di trasparenza e di verità che Sandokan vorrà instillare nei suoi verbali”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *