Morte avvocato dei vip, assolta la sorella dall’accusa di omicidio con una dose di sedativo

27 Mar 2024 18:27 - di Redazione

Una condanna, poi l’assoluzione e in terzo grado l’annullamento con rinvio per un altro processo e, infine, oggi di nuovo assolta. È la parabola giudiziaria di Marzia Corini, medico anestesista di 59 anni che era accusata di aver ucciso quasi 9 anni fa, il 25 settembre 2015, con un’overdose di un sedativo, il fratello Marco Corini, avvocato di vip e calciatori e che era malato terminale di cancro, nella sua casa di Ameglia, provincia di La Spezia.

Diede sedativo al fratello malato, assolta dall’accusa di omicidio

“Il fatto non sussiste”. Con questa formula la Corte d’Assise d’appello di Milano, ha spazzato via l’accusa di omicidio volontario aggravato. “Il primo pensiero è che questo sistema è sbagliato, si sono presi per 8 anni la vita di una persona innocente”, ha detto ai cronisti la 59enne. Che ha sempre ribadito che lei stava solo somministrando cure palliative al fratello e che non gli aveva dato la morte. Il processo si è celebrato a Milano perché a Genova, dove era stata assolta in appello nel 2022, non c’erano più sezioni disponibili.

La procuratrice generale ha chiesto 14 anni e 2 mesi

La procuratrice generale Francesca Nanni ha chiesto per Corini una condanna a 14 anni e 2 mesi, in linea con quella del primo grado. Per l’accusa c’era una “confessione” dell’omicidio: una telefonata intercettata il 21 gennaio 2016, nella quale l’anestesista diceva: “Gli ho fatto un regalo, ho interrotto la sua vita in un momento in cui non era consapevole di avere la morte vicino”.

La presunta confessione in una telefonata

Intercettazione che, ha fatto notare Nanni, la Corte d’Assise d’appello di Genova aveva considerato non confessoria, ma soltanto uno “sfogo”. Critiche alle motivazioni erano arrivate pure dalla Cassazione. Secondo Nanni, la donna avrebbe iniettato il Midazolam al fratello – che in passato difese, tra gli altri, Gigi Buffon e dirigenti di polizia per i fatti del G8 – per un mix di moventi. Quello “economico” legato all’eredità (un milione di euro la sua quota) e il fatto che non voleva vederlo soffrire per qualche settimana ancora. “I numerosi elementi tecnici ci dicono che fu una morte per cause naturali e che lei seguì esattamente il protocollo delle cure palliative”, hanno continuato a sostenere, invece, i difensori Vittorio Manes e Giacomo Frazzitta.

Fu lui a chiedere alla sorella di non farlo soffrire

Quella “iniezione”, hanno spiegato, “venne eseguita la mattina e la morte avvenne la sera e tutti i testi dicono che Corini è morto dopo 30, 40 minuti di respiro affannoso”. Non contano, ha aggiunto la difesa, quelle parole intercettate, “i suoi deliri, i suoi rimorsi, contano le prove”. Fu lui, ha ricordato il legale, a chiedere “alla sorella di non farlo soffrire con quelle cure”. Prescritta, poi, l’accusa di falso nel testamento con la sentenza della Corte milanese (giudici togati Ivana Caputo e Franca Anelli). “Da ora – ha detto ancora Marzia Corini, dopo le lacrime – comincerò ad elaborare il lutto per mio fratello, finora ho solo ripercorso per centinaia di volte la sua agonia”.

 

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