L’intervista. Ronchin: “Sui morti nel Mediterraneo troppa ipocrisia. Senza missioni Ue? Le vittime diminuiscono”

19 Mar 2024 12:41 - di Annalisa Terranova
Mediterraneo ong

Si intitola “IpocriSEA” il libro che la giornalista Francesca Ronchin ha di recente dato alle stampe sul tema immigrazione. Una buona base di partenza per analizzare il fenomeno immigrazione da un’angolazione non ideologica ma fondata su dati e cifre.

Sulla base dei dati è vero che più navi di salvataggio vi sono nel Mediterraneo e più aumentano i naufragi e le morti in mare?

Questo dibattito sul salvataggio come motore della migrazione irregolare va avanti da anni. Da un lato chi dice che se vi sono più partenze aumentano le vittime e dall’altro chi dice che le morti vi sono perché mancano le navi che salvano i migranti.  Ora, se andiamo a vedere le tabelle, ci accorgiamo che effettivamente negli anni in cui ci sono stati soccorsi sistematici sia delle navi delle Ong sia delle operazioni militari europee come Frontex o Sofia le partenze sono aumentate e dunque anche i naufragi. Dal 2014 al 2018 abbiamo avuto 15mile vittime nel Mediterraneo. Senza le missioni europee il numero diminuisce drasticamente.

Perché le morti in mare sono collegate alle imbarcazioni che pattugliano certe zone per soccorrere i migranti?

Perché i trafficanti, nel momento in cui si ripristinano, come chiedono le forze di sinistra,  questo tipo di pattugliamenti, si organizzano e privilegiano mezzi di trasporto più economici, non le barche in vetroresina ma i gommoni. Questo perché sanno che in mare ci sono i soccorritori e i gommoni sono dodici  volte più pericolosi. E’ chiaro che ci sono più vittime. A partire dal 2018, quindi quando le missioni militari europee sono state sospese, guarda caso, è cambiato il mezzo di trasporto utilizzato dai trafficanti: ossia hanno iniziato a far viaggiare i migranti su mezzi più sicuri, più strutturati, in grado di arrivare in Italia in modo autonomo senza dover contare sull’aiuto delle navi di soccorso (ong o europee).

Gli sbarchi sulla rotta del Mediterraneo centrale sono diminuiti. Il governo Meloni ha lavorato bene?

Gli sbarchi sono diminuiti per un insieme di fattori. Dato che l’implementazione del memorandum con la Tunisia è ancora in fase di messa in pratica, e di fatto richiede tempo, sia l’allocazione delle risorse, sia la realizzazione progetti (per esempio, un contratto da 17 milioni di euro è stato fatto con Civipol, braccio operativo del ministro dell’interno francese e con l’agenzia di sviluppo del Ministro degli esteri tedesco che prevede la fornitura di tre nuove motovedette per la guardia costiera tunisine), è chiaro che i flussi non sono diminuiti in conseguenza del memorandum di per sé, ma a causa di un insieme di fattori. Innanzitutto il fattore meteo, in inverno banalmente si parte sempre meno. Poi sicuramente si può leggere una maggiore volontà politica da parte del governo tunisino a effettuare soccorsi in mare e soprattutto a blindare i confini anche in ingresso. Il boom di flussi dall’africa subsahariana attraverso la Tunisia e quindi il boom del business del traffico di uomini ha creato non pochi problemi di ordine e sicurezza all’interno del paese stesso.   Non dimentichiamo che sul tavolo c’è anche la questione di costituire la zona SAR tunisina, passo importante nella creazione di un’attività di soccorso in mare più strutturata da parte della Tunisia. Per una questione infatti di vasi comunicanti, in corrispondenza delle maggiori difficoltà da parte dei migranti di penetrare in Libia e in Tunisia, la classica rotta del mediterraneo centrale, Frontex ha registrato una diminuzione del 70% su questa rotte e invece un aumento del +541% su quella dell’Africa occidentale e del 117% su quella del Mediterraneo orientale.

E il piano Mattei?

Anche questo è un tentativo positivo, del quale ancora sappiamo poco ma sicuramente ci si muove verso il superamento della semplice cooperazione, degli aiuti umanitari, per arrivare a fare impresa insieme nei paesi dai quali arrivano più flussi. Non è mai stato tentato questo approccio e vedremo se darà buoni risultati. Diciamo che questo governo ha cambiato l’approccio al tema dell’immigrazione: non più qualcosa che si subisce passivamente ma che si può gestire. Colpire il traffico di esseri umani è un passo nella giusta direzione perché è chiaro che l’immigrazione è anche un business.

 

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