L’intervento. Salvata la “Piramide de los Italianos” dai talebani della cancel culture

6 Mar 2024 10:00 - di Roberto Menia*

Monumento deriva dalla parola latina “monere”, che significa ammonire, ricordare. Il culto della memoria è proprio di ogni civiltà: in quella europea e cristiana si abbina a quello della pietas quando assieme al simbolo vi è la memoria di uomini. L’abbattimento dei monumenti è in sé incivile: lo praticano i barbari, gli iconoclasti, i senza memoria o i senza cultura alcuna. Negli ultimi tempi, come è facile constatare, si è fatta largo – proveniente dall’America – un’infezione chiamata cancel culture (che, acutamente, Marcello Veneziani ha scritto andrebbe tradotta non come cultura della cancellazione bensì come cancellazione della cultura) la quale ha preso ad oltraggiare e distruggere i monumenti, vedi il caso delle statue di Cristoforo Colombo: da scopritore del nuovo mondo sarebbe ora un genocida degli indiani d’America.

Lo stesso delirante indirizzo ha fatto breccia anche in Europa e la Spagna socialista ha dato l’esempio inventando una “Legge sulla memoria democratica” che, in breve, autorizza l’abbattimento di manufatti o monumenti che si riferirebbero a memorie o ideologie “non democratiche”. Il concetto è ovviamente assai pericoloso e rischia di portare lontano e su strade impensabili…. Sulla base di questa legge si è assistito, per esempio, allo sconcio della rimozione della salma di Francisco Franco dalla Valle de los Caidos, il grande Sacrario da lui stesso voluto e costruito per far riposare assieme 34.000 Caduti di entrambe le parti della guerra civile spagnola, proprio sul  presupposto che tutti erano figli della stessa Patria e da morti dovevano ritrovarsi fratelli e come tali tutti essere onorati.

Un anno fa circa, a ricadere sotto la stessa scure iconoclasta, doveva essere la “Piramide de los Italianos”, un mausoleo, ubicato nei pressi della città di Burgos, costruito nel 1939 per ospitare le salme di 384 volontari italiani caduti a fianco dei franchisti e più precisamente nella battaglia di Santander. Fino al 1971 i familiari dei caduti si recavano annualmente a rendere omaggio ai loro cari, poi le salme furono riportate in Patria e da allora il mausoleo non aveva ricevuto più manutenzione. Quel mausoleo disturbava i paladini della cancel culture che richiesero la demolizione della “Piramide de los italianos”: era a loro dire “un chiaro esempio di monumento di esaltazione del franchismo e del fascismo che attenta contro la legge della Memoria democratica”.

Ci sarebbero riusciti se non fosse nato spontaneamente un movimento di difesa che ha unito italiani e spagnoli, da Burgos a Madrid, a Roma: interrogazioni parlamentari, costituzione in giudizio a difesa del patrimonio artistico, culturale, religioso, storico della Piramide de los Italianos. Al nostro governo chiesi di intervenire nei confronti di quello spagnolo per scongiurare la demolizione di un’opera che, pur non custodendo più spoglie mortali, si configura come monumento di testimonianza funebre e di pietas, che merita rispetto a prescindere dalle connotazioni politiche o nazionali dei caduti a cui fu dedicato. E mi costituii anche in giudizio, assieme all’Asociaciòn Reivindicativa de la Memoria Historica.

Qualche giorno addietro la Junta de Castilla y Leon ha dichiarato la Piramide de los Italianos “bene d’interesse culturale per il suoi valori architettonici e storici”: non solo non sarà distrutta, ma sarà anche protetta e conservata a cura dello Stato Spagnolo. E’ una vittoria dolce, perché incarna la difesa dei valori, della storia, dell’onore, dell’italianità che passa attraverso l’arte, la cultura e i simboli sono gli stessi della Spagna cristiana. La “cancel culture” la lasciamo ai talebani.

*Senatore di Fratelli d’Italia

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