L’appuntamento. Volontà popolare e stabilità dei governi: ecco perché serve il Premierato
L’Italia, dal 1948 ad oggi, ha avuto 68 governi, guidati da 31 Presidenti del Consiglio diversi. In media, i governi italiani sono rimasti in carica per 414 giorni: meno di un anno e due mesi. Hanno governato effettivamente per 380 giorni: poco più di un anno. Sono numeri che certificano una condizione di endemica instabilità per la nostra Nazione. Motivo per cui, nel corso degli anni, si è indebolita sotto diversi punti di vista. Sul versante economico e finanziario, a causa dell’assenza di strategia e di programmazione sul lungo periodo nell’affrontare temi cruciali, come, ad esempio, la politica macroeconomica e industriale. Sul versante delle relazioni esterne, in quanto spesso i leader delle altre Nazioni e le istituzioni europee si sono trovati a confrontarsi con presidenti del Consiglio supportati da maggioranze variegate e dalla durata incerta, a causa di una legittimazione popolare assente o poco chiara, rischiando di compromettere il peso dell’Italia sullo scacchiere internazionale.
È quindi necessario riflettere sull’importanza di varare una riforma costituzionale che dia forza e capacità decisionale a chi guida l’Italia e che, allo stesso tempo, coinvolga direttamente i cittadini sulla figura a cui spetta governare la Nazione. L’occasione per fare il punto sullo stato dell’arte sarà il convegno “Obiettivo Premierato: al centro volontà popolare e stabilità dei governi”. L’evento, promosso dai gruppi parlamentari di Camera e Senato di Fratelli d’Italia in collaborazione con l’Ufficio Studi, si terrà giovedì 28 marzo alle 11:00, nella Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro presso il Senato della Repubblica, in piazza Capranica 72 a Roma. Un confronto di assoluto livello, al quale prenderanno parte, tra gli altri, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Luca Ciriani, il presidente Commissione Affari costituzionali a Palazzo Madama Alberto Balboni, il consigliere giuridico della premier Francesco Saverio Marini e il costituzionalista Felice Giuffré.
Passato alle cronache come “ddl Premierato”, il disegno di legge di riforma costituzionale presentato dal governo Meloni mira a dare maggiore stabilità agli esecutivi, implementando il principio costituzionale della sovranità, atteso che l’indicazione di chi guida le istituzioni deve necessariamente essere frutto della volontà popolare. Queste sono le direttrici da seguire, perché capaci di restituire efficienza al nostro sistema istituzionale. Infatti, l’elezione diretta del presidente del Consiglio è, per usare le parole della stessa Meloni, “la madre di tutte le riforme”: realizzarla nel corso di questa legislatura è una priorità per rendere questa Nazione più stabile, credibile e competitiva. Le opposizioni parlamentari sono già insorte, ipotizzando una deriva autoritaria. Questo, come si sa, è il destino che spetta a chi tenta di modificare strutturalmente la Costituzione. Tuttavia, l’Italia ha la necessità di rafforzare i suoi istituti rappresentativi, consolidare la stabilità degli esecutivi e invertire la curva della scarsa affluenza alle urne, anche al fine di restituire alla politica la dignità che merita.