Il ricatto di Zuckerberg: senza accordo con gli editori via le news da Facebook e Instagram
Il tiranno digitale Marck Zuckerberg ha dichiarato guerra agli editori. Come riporta il Guardian, il patron di Meta, la società che gestisce Facebook, WhatsApp e Instagram, si è messa in rotta di collisione con il governo australiano dopo aver annunciato che smetterà di pagare gli editori australiani per le notizie e prevede di chiudere la sua sezione notizie in Australia e negli Stati Uniti.
Una notizia che arriva dall’altra parte del mondo dovrebbe interessare poco alle nostre latitudini, ma nel laboratorio australiano si sta consumando una battaglia che presto arriverà anche in Europa.
Facebook news cancellata anche in Australia
La società di social media Usa ha annunciato infatti che quest’anno smetterà di pagare gli editori australiani per l’utilizzo dei loro contenuti. La mossa, annunciata venerdì in un post sul blog, ha riacceso un furioso dibattito pubblico su come le società editoriali dovrebbero essere compensate quando siti come Google News e Facebook utilizzano il loro materiale.
Anthony Albanese , il primo ministro australiano, ha dichiarato di essere “molto preoccupato” per le conseguenze della mossa di Meta. Il suo governo ha affermato infatti che “attiverà tutte le opzioni disponibili ai sensi del leggi vigenti sui media”. “Il giornalismo è importante e l’idea che la ricerca e il lavoro svolto da altri possano essere presi gratuitamente è semplicemente intollerabile”, ha detto il premier Albanese in un’intervista al quotidiano The Australian.
La versione di Meta: le notizie non interessano agli utenti
Meta e Google hanno stretto accordi nel 2021 per pagare le società di media australiane, tra cui News Corp, l’editore di giornali Nine Entertainment e una serie di siti Web più piccoli, emittenti e giornali regionali, per un totale complessivo di oltre 200 milioni di dollari australiani (120 milioni di euro) all’anno. L’accordo australiano è stato il primo tra l’industria tecnologica globale e le società di media nel mondo. A ciò seguì uno stallo tra l’allora governo e il settore tecnologico, che portò Google ad avvertire che avrebbe chiuso i suoi servizi di ricerca in Australia. Un’azione avviata in risposta all’introduzione di una legge che consentiva al governo di multare potenzialmente le aziende tecnologiche che si fossero rifiutate di pagare per i contenuti multimediali.
Zuckerberg prepara un enorme Tik Tok
Negli ultimi tempi Meta ha evitato il business delle notizie e negli ultimi mesi ha ridotto i feed di notizie in mercati tra cui Canada, Regno Unito, Francia e Germania. Ha detto che avrebbe “depotenziato” la sua “scheda” di notizie su Facebook in Australia e negli Stati Uniti ad aprile, citando una presunta mancanza di interesse da parte degli utenti. Il numero di persone che utilizzano Facebook News in Australia e negli Stati Uniti è infatti diminuito dell’80% nell’ultimo anno.
Insomma, se le news costano meglio mettere altri contenuti. Con il rischio che le notizie vengano completamente cancellate o coperte da altri temi più futili. In una piattaforma sommersa da contenuti inutili, in versione Tik Tok.
E articoli come questo critici su Meta e Gogole? Semplice, gli algoritmi renderanno più difficile la loro ricerca. Ecco perché la guerra del governo australiano contro i colossi digitali, interessa anche noi.