Cent’anni fa nasceva Walter Chiari. Talentuoso e libertario, una vita in bilico tra successo e scandali

7 Mar 2024 9:00 - di Mario Campanella

Nell’autunno del 1975, quando il PCI aveva effettuato il sorpasso alle regionali e si temeva la stessa cosa per le imminenti politiche, da Cesarina, storico ristorante in via Piemonte, il cinquantenne e bellissimo Walter Chiari disse ad Ugo Verrina e Arnaldo Golletti, due intellettuali calabresi, che sulla sua tomba ci sarebbe stato scritto un memorabile epitaffio: “Non preoccupatevi è solo sonno arretrato”.

Walter Chiari ha scritto la storia dello spettacolo italiano

Da come si muore si capisce come si è vissuto scriveva Giorgio Manganelli. Nasceva cent’anni fa a Verona Walter Michele Armando Annicchiarico , destinato a scrivere la storia dello spettacolo italiano, fascista sino alla fine, anarchico, bipolare, straordinariamente capace di rompere gli schemi di una vetustà imbolsita che l’Italia crassa e democristiana denotava. Pugile precoce, istrionico, volontario con Ugo Tognazzi nella Rsi e orgogliosamente appartenente alla Decima Mas (celebri i suoi saluti iniziali negli spettacoli, “saluto la prima fila e quelli della decima”), prigioniero a Coltano dopo la guerra, autodidatta e istrionico, un agglomerato di aggettivazioni che racchiudono il senso di una vita perennemente in bilico.

Dalla dura gavetta del teatro al successo televisivo

Sin dal primo dopoguerra fu versatile e innovatore, partendo dalla dura gavetta del teatro e arrivando al successo televisivo, oltre che a partecipare a film con Orson Welles e Luchino Visconti. Nella dolce vita che si affacciava sulla rinascita dell’Italia post bellica Walter Chiari fu il sacerdote del fascino maschile che seduceva Ava Gardner e Mina , Lucia Bosè e Alida Chelli. Il Sarchiapone irresistibile, il partner di Carlo Campanini, l’uomo travolgente dal fisico scolpito e dalla vocalità unica.

Fu arrestato nel 1970

Il prode repubblichino che catturava il sabato italiano rimase vittima del suo peggior nemico: se stesso. E così, a soli 46 anni, nel 1970, fu arrestato con l’accusa infame e infondata di spacciare quella cocaina, allora droga dei ricchi, che invece consumava e per la quale subì una condanna ( prevista all’epoca anche per uso personale). Fu l’esilio dalla Rai monolitica che mamma Dc costruiva ad uso collettivo per educare al consenso e alle virtù apparenti. Fare ma non mostrare, sembrare ma non essere era un binomio incompatibile per uno spirito così ribelle.

La sinistra lo mise fuori dai recinti della tv di Stato

Furono i socialisti, da sempre legati inconsciamente ai post fascisti, a risollevarlo dall’oblio con Paolo Pillitteri che lo chiamò a Milano a lavorare. Un giorno disse, senza citare il soggetto, che “quando lo appesero a testa in giù da Piazzale Loreto non uscì nemmeno una lira”, suscitando le ire di una intellighenzia che lo mise sempre più fuori dai recinti della televisione di Stato.

La scritta sulla lapide: è tutto sonno arretrato

Finì nelle tv private iniziando gli anni Ottanta con un nuovo arresto per droga. Poi riprese a fare teatro, ogni tanto veniva resuscitato nella sua grandezza ma vissuto come estraneo. Gli eccessi di oltre vent’anni lo portarono via a soli 67 anni nel 1991. Generoso e instancabile, pagava ogni cena di tasca sua. Dilapidò il patrimonio, ma mai si arrese a un sistema che ne esaltava il talento e ne temeva la libertà.

Nella splendida scultura che accompagna la sua lapide campeggia la scritta profetizzata da Cesarina. Riposa ancora Walter e non vuole svegliarsi. Non piangetelo, in fondo è tutto sonno arretrato.

 

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