Bersani nei bar d’Abruzzo studia da federatore del nuovo Ulivo: battere le destre con l’aritmetica, poi il programma…
La campagna d’Abruzzo ha visto mobilitato Pierluigi Bersani. Ma anche quella per la Sardegna ha visto mobilitato Pierluigi Bersani. I giornali di sinistra lo gratificano con l’appellativo di padre nobile del Pd. In realtà è l’usato sicuro che si affianca all’inconsistente Schlein. Contenti loro… Il manifesto utilizza toni quasi elegiaci riferendo del comizio di Sulmona con la segretaria dem: “L’accoglienza è molto calda, lui si definisce un «riservista dell’alternativa», sempre più a suo agio nei panni di padre nobile del centrosinistra che «non guida il carro ma lo spinge». Non lesina in metafore per spiegare il senso di questo campo larghissimo, dai 5 stelle a Renzi: «I partiti sono gli affluenti, ma il fiume è l’alternativa a questa destra. Va bene che ci siano tutti: man mano che godono imparano a stare insieme, l’appetito viene mangiando…». La gente sorride, lui racconta l’esperienza da presidente di regione, «devi stare al servizio del tuo territorio, non al comando»“.
Bersani da caposquadra a federatore?
Ma c’è tanta voglia, a sinistra, di tornare al comando. E chissà se non stiano già pensando a Bersani come caposquadra, lui che in fondo con i grillini originari ha già trattato e potrebbe benissimo darsi da fare per chiudere il cerchio con i post-grillini di Giuseppe Conte. In fondo sedersi a questo tavolo gli riuscirebbe più agevole avendo Conte già dato abbondantemente prova di una solida attitudine al trasformismo. Le metafore bersaniane vanno per la maggiore nel campo progressista. Mentre nessuno si ricorda una sola frase di Elly Schlein è risultato utilizzatissimo il suo “squillo di tromba” che sarebbe risuonato in Sardegna (a vantaggio di Todde più che del centrosinistra, ma vabbè…).
Sommare i voti non è un programma di governo
Come un bravo coach Bersani ripete che si può fare: una sommatoria di voti per battere aritmeticamente le destre. E tanto basta. Poi si vedrà. Ma per dare all’ammucchiata una qualche parvenza di dignità politica non usa l’espressione abusata “campo largo” ma ricorre all’immagine del fiume nel quale gli affluenti versano le loro acque, tutti portatori d’acqua – da Renzi e Calenda fino a Fratoianni e Bonelli – per costruire l’alternativa all’attuale maggioranza. Alternativa già vista e sperimentata col governo dell’Ulivo, caduto per implosione a causa delle contraddizioni tra i partiti che componevano la coalizione prodiana.
Bersani: la sinistra riparta dai bar…
E il federatore chi potrebbe essere? Perché non lo stesso Bersani? magari quella che è stata ribattezzata “campagna vintage” serve proprio a rilanciare l’immagine del fallito smacchiatore di giaguari che però è ancora dotato di un sano realismo. Quello che gli fa comprendere che a colpi di schwa il Pd non va da nessuna parte e che forse bisogna passare un po’ di tempo nei bar. Lo stesso Bersani rivela la sua formula magica a Luca Telese: «Sono figlio di quel pezzo di Italia che ha trascorso nel bar parte del suo romanzo di formazione: questo significa che conosco il campo da gioco dove vanno i nuovi idoli della destra, occchei?». Vedremo allora se questo tuffo dalla terrazza alla bettola porterà i suoi frutti…