Al via il tavolo comune dei ministeri Salute e Famiglia sul farmaco bloccante la pubertà per la disforia di genere

25 Mar 2024 18:21 - di Redazione

Prende il via un tavolo comune del Ministero della Salute e del Ministero della Famiglia, promosso dai ministri Orazio Schillaci ed Eugenia Roccella, sulla problematica della disforia di genere dei minori, a partire dall’utilizzo della triptorelina, il farmaco bloccante della pubertà.

Il tavolo di tecnici ed esperti, la cui composizione verrà completata nei prossimi giorni, è finalizzato all’elaborazione di nuove specifiche linee di indirizzo, alla luce di una ricognizione della letteratura scientifica e delle esperienze di altri Paesi che, dopo aver promosso una pratica estensiva di questi farmaci, stanno rivedendo le proprie posizioni.

A darne notizia è un comunicato congiunto dei due ministeri, che riepiloga anche l’attività fin qui compiuta a proposito della problematica della disforia di genere e dell’utilizzo dei bloccanti. “L’iniziativa- si legge ancora nella nota- fa seguito all’audizione, presso il Ministero della Salute, delle principali società scientifiche coinvolte nella problematica della disforia di genere negli adolescenti, e a un quesito avanzato al Comitato Nazionale di Bioetica per valutare l’opportunità di riesaminare la questione dell’uso della triptorelina nei casi di disforia di genere dei minori. Tale istanza è stata inoltre accompagnata, tra l’altro, dall’avvio di una ricognizione presso le Regioni relativamente al monitoraggio clinico e di spesa e alle prescrizioni di triptorelina per i casi di disforia, e alla richiesta di una relazione ad AIFA- conclude il comunicato- sulle indicazioni terapeutiche per la somministrazione del farmaco”.

La Società psicoanalitica italiana a gennaio aveva espresso grande preoccupazione per l’uso di farmaci finalizzato a produrre un arresto dello sviluppo puberale in ragazzi di entrambi i sessi a cui è stata diagnosticata una “disforia di genere”. Un allarme lanciato attraverso una missiva indirizzata direttamente alla premier Giorgia Meloni.

“Vanno seriamente considerate le controindicazioni a questo trattamento – scriveva il presidente della Società Sarantis Thanopulos – la diagnosi di “disforia di genere” in età prepuberale è basata sulle affermazioni dei soggetti interessati e non può essere oggetto di un’attenta valutazione finché lo sviluppo dell’identità sessuale è ancora in corso. Solo una parte minoritaria dei ragazzi che dichiarano di non identificarsi con il loro sesso conferma questa posizione nell’adolescenza, dopo la pubertà”.

 

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