Schiaffo all’italiano nell’Università di Bologna, l’allarme della Crusca: “Così muore la nostra lingua”

27 Feb 2024 10:40 - di Federica Argento
Italiano Crusca

Lo “schiaffo” alla lingua italiana nella più antica e prestigiosa università di Bologna grida vendetta. A partire dall’anno accademico 2024/2025 cesserà il corso di laurea in Economia del turismo; sostituito da quello denominato “Economics of Tourism and Cities”. Che vuol dire? Che chi vorrà prendere quella laurea potrà farlo esclusivamente in lingua inglese, insegnamenti, esami, tesi. Bene ha fatto l’Accademia della Crusca a lanciare l’allarme. Lo ha fatto tramite il suo presidente Paolo D’Achille, professore ordinario di Linguistica Italiana al Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Roma Tre. Lo studioso e docente ha scritto direttamente al ministro della Ricerca e dell’Università Annamaria Bernini e al rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari.

Allarme di Paolo D’Achille (Accademia della Crusca): “Rischio per la sopravvivenza dell’Italiano”

“La progressiva eliminazione dell’italiano dall’insegnamento universitario (come pure dalla ricerca) in vista di un futuro monolinguismo inglese costituisce, come ha osservato anche la European Federation of National Institutions for Language, un grave rischio per la sopravvivenza dell’italiano. Come lingua di cultura, anzitutto, ma anche come lingua tout court, una volta privata di settori fondamentali come i linguaggi tecnici e settoriali”. Il professor D’Achille evidenzia la contraddizione tra l’obiettivo di garantire il pieno possesso dell’italiano e l’offerta di corsi totalmente in inglese, contravvenendo a una sentenza della Corte costituzionale.

La Crusca: “L’eliminazione dell’italiano dai corsi universitari a Bologna è un pericolo”

“Esiste una esplicita sentenza della Corte costituzionale che, pur ammettendo e anzi promuovendo la didattica in inglese, richiede espressamente che la lingua italiana non venga estromessa del tutto da ogni corso di studi; tanto che anche il Politecnico di Milano, che prevedeva corsi (peraltro magistrali e non triennali) interamente in inglese, ha tenuto almeno parzialmente conto di tale sentenza; inserendo qualche insegnamento (pur se secondario e/o opzionale) in italiano. Come è possibile che tale sentenza venga ignorata?”: è un passaggio della lettera scritta dal professor paolo D’Achille.

La decisione di sostituire l’italiano con l’inglese all’università di Bologna

Non è la  prima volta che in altri atenei per corsi di laurea altamente scientifici, come ingegneria e medicina, si richiedano esami che ceretifichino una conoscenza perfetta dell’inglese. Ma stavolta ad indurre l’Accademia della Crusca a richiamare l’attenzione su questo “trend” che sostituisce la lingua italiana è il luogo stesso in cui è stata presa tale decisione. L’Università di Bologna è considerata la più antica del mondo – mille anni fra pochi decenni –. “A dimostrare che l’anzianità non dà la saggezza”, commenta caustico lo scrittore Giordano Bruno Guerri dalle colonne di Libero. Il fatto è, infatti che il provvedimento preso dall’Ateneo di Bologna  “riguarda una materia che altamente scientifica non è. Economia del turismo significa l’organizzazione e la salvaguardia dei prodotti e dei servizi legati al turismo; oltre agli effetti economici dei flussi turistici e alle politiche necessarie per accrescerli”, rimarca il presidente del Vittoriale degli italiani. Che aggiunge: “La lingua è cultura, non politica, e tutti i paesi difendono la propria”. Per cui, pieno appoggio al presidente dellqa Cruscca che fa notare, appunto l’iincoerenza della decisione in un altro passaggio-chiave della sua lettera al ministro e al rettore:

La Crusca: nella materia “Economia del turismo” l’italiano non può essere tagliato fuori”

“Il titolo del corso dell’università di Bologna, ‘Economia del turismo’ nella dismessa intitolazione italiana, Economics of Tourism and Cities in quella inglese, parla di turismo. Ed è verosimile pensare che ci si riferisca a quello che ha per oggetto l’Italia, le sue città; il suo incomparabile patrimonio di beni naturali, artistici, archeologici, storici e culturali. Possibile che in questo quadro la lingua italiana sia tagliata del tutto fuori? Ma i nomi delle città, degli artisti, delle opere, dei Musei, non sono ancora in italiano?”. Da applausi.

 

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