Ritratti di istriani, giuliani e dalmati: dal convegno della Fondazione An spunti per il dovere del ricordo
Dedicato agli italiani due volte, per nascita e per scelta. I locali della fondazione Alleanza nazionale hanno presentato, prima nazionale, il libro di Cristina di Giorgi Dall’Italia al cielo-Ritratti di istriani, giuliani e dalmati”. Pubblicato da Eclettica Edizioni il volume, con la prefazione di Marino Micich (presidente dell’Archivio Museo Storico di Fiume), è un mosaico inedito di vite di italiani nati nelle terre del martoriato confine orientale. Figure diversissime tra loro, tempi e luoghi distanti: sono artisti, intellettuali, sportivi, giornalisti.
Dall’Italia al cielo, libro di Cristina Di Giorgi presentato dalla Fondazione An
“Accomunati – spiega l’autrice – dalla volontà di perseguire i loro sogni e dall’amore per le loro terre di origine. Alcuni sono più noti, sono riusciti a scrivere il proprio nome sul grande libro della storia d’Italia, altri hanno custodito il loro sogno nel cuore”. Si va da Alida Valli a Laura Antonelli, da Ottavio Missoni a Nazario Sauro, da Carlotta Grisi a Rodolfo Volk”. Storie di vita. E di amore – sottolinea Di Giorgi. Sono esuli o figli di esuli che hanno dovuto lasciare la propria casa e la propria terra per l’invasione slava dei titini.
Convegno a più voci, ritratti di istriani, giuliani e dalmati
Al microfono, coordinati dalla giornalista Gloria Sabatini, si sono alternati il direttore del Secolo d’Italia che ha aperto i lavori, Antonio Rapisarda, Roberto Menia, senatore di FdI e padre della legge che istituì 20 anni fa la Giornata del Ricordo, Alessandro Amorese nella doppia veste di parlamentare di FdI ed editore, Silvano Olmi, presidente del Comitato 10 febbraio, Paola Frassinetti, sottosegretario all’Istruzione e al Merito e il giornalista Vittorio Macioce, firma storica del Giornale. Che ha concluso l’incontro con un omaggio emozionante a Sergio Endrigo, nato a Pola, sulle note de L’Arca di Noè, presentata a Sanremo nel 1970. Una canzone potente, distrattamente ritenuta dalla critica un tributo ambientalista. In realtà è il racconto dell’imbarcazione che portava gli esuli via dalle loro case (“la luna è piena di bandiere senza vento/Che fatica essere uomini/Partirà, la nave partirà/ Dove arriverà questo non si sa/Sarà come l’arca di Noè/Il cane il gatto io e te”). Il giornalista ha anche passato in rassegna i motivi per i quali la sinistra e le istituzioni per decenni hanno insabbiato quel pezzo di storia. Quello delle foibe e dell’esodo era un racconto troppo imbarazzante per il Pci e poi per la Dc. Macioce ha ricordato i rapporti scomodi con il maresciallo Tito, prima nemico, poi ‘amico’ per scongiurare il pericolo russo. Ha ripercorso il filo rosso che va dai patrioti dell’unità d’Italia agli italiani due volte di Fiume, Istria e Dalmazia.
Menia e il dovere del ricordo contro l’oblio del tempo
Lontano da tentazioni retoriche e vene nostalgiche, il libro è una tessera nel mosaico della memoria di una pagina di storia ‘infoibata’ per mezzo secolo. Una storia che viene da lontano quella del popolo istriano e giuliano-dalmate, in una terra dove anche le pietre parlano italiano. Intervento appassionato quello di Menia, triestino, figlio di un’esule istriana, che ha ricordato i passi compiuti e suggellati con la legge del 2004 per ‘raccontare’, ‘testimoniare’ e ‘diffondere’, ‘tramandare’ alle giovani generazione il dramma di quell’esodo contro la maledizione del tempo che passa. “Non potremo riprenderci quelle terre, lo pensavo da ragazzo – ora ho capito – ma possiamo costruire una comune coscienza nazionale”. Senza odio – filo conduttore dell’intervento di Rapisarda. “In questo libro non ho trovato odio né racconto, ma storie di vita”, ha detto il direttore del Secolo d’Italia.
Amorese e le amnesie della sinistra politica
Amorese ha acceso i riflettori sulla genesi del libro (“Quando Cristina me lo ha proposto non ho avuto dubbi”) e il faticoso lavoro parlamentare, anche nelle commissioni, per approvare iniziative istituzionali che ancora vengono ostacolate dalla sinistra, che gioca con i sostantivi e si trincera dietro le complessità della vicenda del confine orientale. Olmi, linguaggio schietto, ha rievocato le iniziative del Comitato 10 febbraio, che alla sinistra negazionista, alle provocazioni annuali dell’Anpi, risponde con “Una Rosa per Norma”. Giunta alla sesta edizione, l’omaggio alla studentessa istriana sequestrata, violentata e scaraventata (forse ancora viva) nella foiba di di Villa Surani, ha attraversato oltre 300 comuni italiani. “Questo è un libro prezioso, che andrebbe portato nelle scuole”, ha detto Olmi.
Frassinetti: c’è ancora molto da fare
Paola Frassinetti ha evidenziato l’impegno del governo e del ministero per applicare, nel mondo della scuola e negli atenei, la legge della Giornata del Ricordo. Il finanziamento dei “Viaggi del ricordo” per promuovere la conoscenza delle foibe e dell’esodo tra gli studenti è un passo importante, ma c’è ancora molto da fare, non possiamo permettere che a parlare di questo capitolo della storia siano gli altri, ha detto Frassinetti che ha ricordato il suo impegno giovanile. E ha citato le “belle, alte , distinte signore istriane che a Milano raccontavano ai giovani ragazzi missini le loro drammatiche e commoventi storie” .